Un testo mutilato, in più punti lesivo dei diritti contrattuali, non motivato da considerazioni che abbiano un minimo riscontro economico. È una presa di posizione netta quella del segretario nazionale del Sindacato dei veterinari di medicina pubblica, Aldo Grasselli, sul decreto Balduzzi, da poche ore approvato alla Camera, nella versione “corretta” dalla Commissione Bilancio. «Un testo di legge che doveva riformare la sanità è finito rimasticato rispetto alla stesura che sarebbe stata necessaria. E non solo non risolve criticità ormai storiche ma introduce principi di chiaro stampo vessatorio» ha affermato Grasselli aprendo ieri pomeriggio a Fiuggi i lavori del 45°congresso Sivemp. Una grande occasione persa se non interverranno le necessarie modifiche al Senato».
«Confidiamo – ha aggiunto il segretario – nel ministro Renato Balduzzi, che si è impegnato in questo senso, perché vengano recuperati gli aspetti più qualificanti del testo normativo»
Il tema congressuale, cinquant’anni di sindacalismo autonomo dei veterinari pubblici, non poteva che suggerire una riflessione su quanti in questo mezzo secolo hanno “difeso i nostri diritti e raggiunto traguardi importantissimi per la valorizzazione del nostro lavoro e delle nostre specificità professionali”. Ma da questo punto di avvio l’ampia relazione di Grasselli è spaziata ai mille mutamenti sociali, alle trasformazioni profonde della veterinaria pubblica, fino alla crisi odierna e all’attacco senza precedenti al Servizio sanitario nazionale. «In questo scorcio di storia – ha sottolineato il segretario davanti agli ospiti e a una platea di 110 delegati provenienti da tutt’Italia – siamo passati dalla condotta comunale al mercato globale. Questo lungo viaggio ci ha portati in un «mondo sempre piu piccolo» in cui le merci e i capitali girano vorticosamente, molto più velocemente dei diritti fondamentali di tutto il genere umano. Nuove sfide e nuove guerre, meno cruente ma altrettanto decisive, fatte di battaglie che si dispiegano sul piano economico e finanziario, come quelle che stiamo combattendo mese dopo mese in questi ultimi anni».
La situazione dei nostri giorni. «Dal 2008 il Paese è entrato in una grave crisi. E’ necessario, oggi, che ci interroghiamo sulle scelte che l’Italia non ha saputo e voluto fare in questi ultimi venti anni per tenere in regola i conti e per riformare e ammodernare il paese. La delocalizzazione delle imprese e delle tecnologie in altri paesi, Fiat in testa, ha profondamente impoverito il nostro Paese. Spesso quelle imprese hanno beneficiato di aiuti e incentivi statali, di cassa integrazione e prepensionamenti per poi dislocare gli utili oltre frontiera. Per non parlare delle molte ricchezze occultate nei paradisi fiscali, dell’elusione legalizzata e del malaffare. L’indulgenza che la nostra cultura sociale negligente riserva ai volgari miserabili che rubano allo stato e al futuro delle nostre generazioni è ormai una colpa grave, è una complicità che deve finire».
Difendere la sanità pubblica. «Nel quadro sociale odierno potrebbe essere difficile comprendere la portata della trasformazione generale che sta subendo il sistema del welfare state e con esso tutto il Ssn. Con una spesa pro capite tra le più basse in Europa cui corrispondono indicatori di salute tra i migliori, il Servizio sanitario resta uno degli argomenti centrali del dibattito attorno al costo dello Stato. Tra i cittadini si è insinuato un profondo disprezzo dei servizi pubblici che sono accusati di sempre nuove inefficienze. Pochi hanno gli strumenti per collegare i disservizi alla mancanza di personale e la mancanza di personale alla mancanza di risorse perché quelle risorse sono finite nelle tasche dei portaborse e dei prestanome della peggiore politica che si sia mai vista in circolazione».
«È ora di dire con forza che i tagli lineari sono uno strumento sbagliato e peggiorativo che deprime i migliori e premia i peggiori. La spending review ha messo in programma un’ulteriore riduzione quantitativa e qualitativa delle prestazioni, a dispetto del velleitario ed infondato obiettivo della “invarianza dei servizi per i cittadini”.Il definanziamento del Ssn, che supera i 20 miliardi nel prossimo triennio, produrrà un taglio di 50mila posti letto negli ospedali pubblici e insieme a quei letti se ne andranno posti di lavoro e servizi ai cittadini. Contemporaneamente il blocco del turnover del personale esteso fino al 2015 ridurrà gli organici aumentando l’età media degli operatori sanitari italiani alla faccia dei lavori usuranti e della qualità ed efficienza dei servizi. La dinamica retributiva sarà azzerata fino alla fine del 2014, con una perdita del potere di acquisto dei nostri stipendi valutabile nel 20%».
«In queste condizioni sarà sempre più difficile rispondere alla domanda di prestazioni e per i servizi deputati alla prevenzione e alla certificazione ufficiale come quelli veterinari, sarà sempre più facile manifestare inadeguatezze rispetto agli standard fissati dall’Fvo e dall’Ue. I tagli restringeranno il perimetro di intervento pubblico, ridurranno il numero dei presidi sanitari e il numero dei dirigenti medici, veterinari e sanitari. A tutto vantaggio del privato. C’è da aspettarsi che anche nel campo della prevenzione, infatti, ci sia l’intenzione di spostare su altre professionalità il nostro lavoro specialistico e che si rifaranno vive proposte interessate a privatizzare parte del servizio veterinario pubblico».
«Oggi sarebbe opportuno che anche i servizi veterinari cominciassero a far pesare maggiormente il loro costo su chi beneficia della prevenzione e delle certificazioni sanitarie veterinarie a scopi commerciali e che la nostra forza lavoro cominciasse a diventare un bene meno malleabile e cedevole a tutte le esigenze del privato. Forse è arrivato il momento di interrogarsi se fronteggiare patologie che non hanno rilevanza per la salute umana – ma solo per l’economia agrozootecnico-alimentare – non sia un servizio veterinario che il Ssn deve fornire dietro contropartita a una committenza pur sempre pubblica ma non sanitaria».
«La spending review del Governo condanna le Regioni ad una sostanziale irrilevanza. Medici, veterinari e dirigenti sanitari diventano oggetto di mobilità coatta, precarietà organizzativa, mortificazione professionale ed economica. Difendere il Servizio sanitario nazionale è oggi un imperativo categorico. Per queste ragioni saremo in piazza il 27 ottobre insieme con tutti coloro che vogliono opporsi a chi nella demolizione della sanità pubblica vede l’unica fonte di risparmio. La sanità pubblica non è un lusso ma una convenienza. E ribadiamo ancora una volta che “questo Ssn” vale molto di più di quello che costa»
«Le criticità della prevenzione primaria. La prevenzione sconta una cronica sottovalutazione e un cronico sottofinanziamento. Le Regioni hanno prodotto innumerevoli guasti tentando di riformare i Dipartimenti di prevenzione secondo logiche pseudo economiche ma di fatto lobbistiche e dirigistiche. Se è vero che alcune Regioni hanno saputo ritagliarne l’organizzazione con progetti avanzati e addirittura creando due Dipartimenti di prevenzione, uno medico e uno veterinario, sempre più spesso si registrano iniziative destabilizzanti e confusionarie, lesive della dignità professionale, del ruolo e della responsabilità giuridica di cui i diversi specialisti della prevenzione sono depositari. A questo proposito la Camera ha approvato nel decreto Balduzzi le nostre proposte, trasformate in un emendamento dai parlamentari Viola, Miotto, Pedoto, Grassi e Mancuso, che potrebbero risolvere una buona volta le manipolazioni dei Dipartimenti, rimettendo in primo piano, meglio delineati, i criteri contenuti nell’articolo 7 quater del Dlgs 502/92.
Quindi Grasselli è tornato sul decreto Balduzzi. «In più punti lesivo dei nostri diritti contrattuali, non risolve criticità ormai storiche come la regolamentazione della libera professione. La mobilità del personale dirigente medico, veterinario e sanitario, ad esempio, è materia dettagliatamente regolata dalla legge e dai contratti. L’inserimento nel ddl di principi che hanno sapore vessatorio in assenza di un confronto sindacale sembra un ritorno a modalita dirigiste da “padroni delle ferriere”. Altro punto critico del ddl riguarda la valutazione dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, che e già applicata e regolata dai contratti collettivi sin dal Ccnl del 1996. L’intrusione legislativa è un atto mortificante perchè, estendendo di fatto alla dirigenza medica e sanitaria il modello contenuto nelle disposizioni della legge 150/09. omologa tale dirigenza a quella di altre categorie della pubblica amministrazione che hanno specificità profondamente diverse da quelle sanitarie. I medici, i veterinari e i sanitari, che possono essere destituiti dall’incarico ricoperto anche se hanno superato una valutazione ottimale, rischiano di rimanere in mano della impenetrabile volontà politica ed amministrativa delle Aziende».
«La legge di stabilità. Un’ulteriore stangata alla sanità. Una decurtazione del Fondo sanitario di 600 milioni nel 2013, che saliranno a 1 miliardo di euro nel 2014. Nel provvedimento è anche previsto il blocco degli stipendi sino al 2015. Inoltre non verrà corrisposta l’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013-2014. Si raschia il fondo del barile, sempre lo stesso barile però. Questo può essere il colpo di grazia per il Servizio sanitario nazionale. Tra l’altro i tagli annunciati renderebbero del tutto inutili i propositi riorganizzativi del Ssn contenuti nel Decreto del Ministro della salute Balduzzi in discussione alle Camere. Il governo Monti dovrebbe avere il coraggio di finanziare la legge di stabilità con una tassa sui grandi patrimoni».
Incostituzionale il Dl 78 che tagliava gli stipendi sopra i 90mila euro. Lo ha deciso la Consulta che stabilisce come «il tributo imposto determini un irragionevole effetto discriminatorio». Esattamente quello che il Sivemp ha sostenuto sin dall’inizio tutelando gli iscritti nell’opporre ricorso.
Intimidazioni ai veterinari pubblici. È un’escalation allarmante davanti alla quale chiediamo l’intervento deciso delle Istituzioni. La creazione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori e sull’attivita di medicina veterinaria pubblica, chiesto dal Sivemp, non è stato in grado fino ad ora di fornire risposte concrete. Ora, con la prima riunione dell’Osservatorio presieduto dal sottosegretario Adelfio Elio Cardinale, è stato avviato un processo per il coinvolgimento diretto del Ministero dell’interno e di tutte le prefetture italiane, l’organizzazione di una manifestazione per richiamare l’attenzione di opinione pubblica e media, l’interessamento delle Regioni per la costituzione di un fondo a sostegno dei veterinari pubblici vittime delle violenze. Auspichiamo un cronoprogramma a tappe ravvicinate, vista l’urgenza del fenomeno e i tempi ristretti che ci separano dal termine della legislatura.
I veterinari nelle strutture sanitarie. Nell’anno 2010 risultano 5.704 veterinari dirigenti a tempo indeterminato (di cui 5.261 veterinari dirigenti a tempo indeterminato nelle Asl, 443 veterinari negli Izs), 1.295 veterinari della specialistica ambulatoriale (di cui: 1.279 nelle Asl e 16 negli Izs). Il rapporto tra personale con rapporto di lavoro flessibile e personale a tempo indeterminato risulta pari a 6,5 per i medici e solo 1,9 per i veterinari dirigenti (102 unità). Dato confortante che indica una certa solidità del nostro sistema. Tuttavia, sul piano della distribuzione per classi di età, il basso numero di forme di lavoro a tempo determinato nelle fasce più giovani sta a significare che il reclutamento è avvenuto prevalentemente sotto la forma della convenzione degli specialisti Acn.
Il tema della specificità professionale del sindacato dei veterinari. Oggi le micro-rivendicazioni sindacali, posto che esista ancora un luogo di relazioni sindacali in cui avanzare un confronto con le parti datoriali, sono ormai del tutto inattuali. In una fase di crisi devastante per la vita di migliaia di persone che perdono il lavoro, pensare di ottenere benefici marginali particolari in virtù di una speciale qualifica professionale è illusorio. Diverso è avere la capacità di riqualificare la propria funzione e il proprio ruolo in una negoziazione professionale, in cui le competenze reali sostengono quelle giuridiche e le allargano mirando a nuovi spazi di assunzione di responsabilità dove le criticità non vengono raccolte e gestite da altri. Una riqualificazione sia per conservare un primato nel sistema della prevenzione sia per creare il terreno su cui impiantare un nuovo modello di sanità pubblica veterinaria che, pur mantenendo una piena integrazione nel sistema della prevenzione, sia in grado di far proprie le nuove problematiche e le nuove modalità di gestione dei rischi sanitari, alimentari e commerciali del mondo globale.
Verso una costituente sindacale. Anche i servizi veterinari pubblici per sopravvivere dovranno cambiare e adeguarsi alle nuove condizioni sociali mantenendo con la dovuta intelligenza il primato della dirigenza veterinaria. Il sindacato del futuro è il sindacato della complessità. Potrà essere faticoso ma è l’unico che potrà essere vincente. Difenderemo “con le unghie e con i denti” ciò che ci siamo meritati, ma nel futuro per preservare un ruolo di primo piano nella società occorre non solo difendere lo status quo ma conquistare altri spazi. In una fase storica in cui si possono vedere le confederazioni sindacali maggiori soccombere sotto i colpi del dirigismo economico imposto dalle regole della Bce, immaginare di poter ribaltare i tavoli del confronto è un’illusione. In questo momento di crisi è probabilmente opportuno pensare al futuro anche attraverso l’elaborazione di soggetti futuri. E il tema della “costituente sindacale” è maturo.
Un progetto di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare per l’Expo 2015. Il 2015 sarà l’anno della sicurezza alimentare. Si celebrerà all’Expo di Milano uno degli eventi più significativi di questo incipit di millennio sul tema che sta alla base del nostro lavoro. Credo che i veterinari pubblici italiani dovrebbero lanciare un concorso di idee per partecipare fornendo i propri contributi. Una occasione imprescindibile se le nostre migliori professionalità si metteranno al servizio della categoria.
Il testo integrale della relazione
19 ottobre 2012