I cosacchi dello zar, con il loro vistoso armamentario di colbacchi, stivali e lunghe fruste, sono partiti per una delle più singolari battaglie della loro bellicosa storia. Da oggi si aggireranno per le strade di San Pietroburgo, e presto per quelle di tutta la Russia, alla ricerca di formaggi francesi, italiani o comunque europei.
Abituati a cibi semplici e ostentatamente spartani, i valorosi guerrieri si stanno preparando a scovare ovunque le raffinate prelibatezze occidentali, anche se fossero subdolamente camuffate sotto etichette fasulle o ingannevoli confezioni con tanto di scritta “prodotto in Russia”.
Il contrabbando di generi alimentari occidentali è ormai diventato un affare milionario da quando, un anno fa, la Russia decise di rispondere alle sanzioni europee e americane vietando l’importazione di una lunga lista di prodotti molto amati dai consumatori. Dai banconi dei mercati sono gradualmente scomparsi così i latticini, gli ortaggi, la carne, la frutta fresca, prodotti nei “paesi ostili”. Ma le aziende russe non sono preparate a soddisfare la richiesta. Nonostante gli sforzi delle poche aziende locali, la produzione resta scadente e i prezzi salgono sempre più in alto.
Ed ecco che i cosacchi, fedeli a tutti gli zar, scendono in campo contro gli speculatori con lo stesso entusiasmo con cui due anni fa calarono in Crimea nell’occupazione mascherata della Penisola. O come quando, qualche mese prima, presero a frustate delle ragazze che osavano protestare a favore delle Pussy Riot. Per il momento hanno cominciato quelli pietroburghesi della organizzazione ortodossa Irbis. Presto potrebbero entrare in azione gli altri cosacchi del Paese che già collaborano con la polizia nella segnalazione di piccoli crimini e nella delazione sui comportamenti “ estremisti” di oppositori.
La caccia al formaggio proibito è la più difficile da eseguire. Non si tratta di scovare piccoli rivenditori clandestini ma di ispezionare i grandi negozi e i centri commerciali. Da mesi, sostenendo di avere ancora scorte di magazzino precedenti all’embargo, molti di questi mega shop continuano a vendere a prezzi folli formaggi provenienti dall’Europa. In testa alle classifiche di gradimento, parmigiano e grana.
E il governo non si accontenta dei cosacchi. Lancia un numero verde per ricevere soffiate dai cittadini e dà mandato alla polizia di colpire il contrabbando con ogni mezzo. La scorsa settimana è stata arrestata una «pericolosa banda di malfattori» che aveva importato mezza tonnellata di caglio illegale dall’Europa e produceva formaggi francesi alla periferia di Mosca per un profitto stimato in oltre 20 milioni di euro.
Ma che fine fanno le derrate alimentari sequestrate? Si è deciso di schiacciarle con le ruspe o di bruciarle. Fino ad ora ne sarebbero state distrutte oltre 600 tonnellate. Un sacrilegio per molti cittadini choccati dalle immagini dello scempio del cibo e dai tentativi di molta povera gente di raccattare qualche briciola pestata dai trattori. Il partito comunista ha proposto di regalare il tutto ad organizzazioni pubbliche o a cittadini meno abbienti. Putin ha fatto sapere che ci penserà.
Repubblica – 20 agosto 2015