Sorpresa in ospedale: medici e infermieri al lavoro ma solo in Urologia c´è qualche ricoverato mentre Ortopedia e Chirurgia sono desolatamente vuote
Non si ha l´impressione di stare in un ospedale, a Isola della Scala. Sembra più un grande ambulatorio «agonizzante», pieno di spazi vuoti e di personale pagato per stare lì a far niente. Corsie deserte, stanze chiuse, un intero piano – l´ultimo della medicina – completamente dismesso, ambulatori accessibili con macchinari alla mercè di chiunque, infermieri e medici in turno per assistere pazienti fantasma 24 ore al giorno.
Non c´è logica nel tenere aperto un ospedale che, per come funziona e per come è sentito e utilizzato dai cittadini, è già chiuso, è inutile, non serve. A tenerlo in piedi è solo quella «ragione» di campanile avvallata dai giudici amministrativi che hanno accettato il ricorso del Comune contro la dismissione decisa ancora nel 2002 dalla giunta Galan per mano dell´assessore Fabio Gava. Dieci anni di battaglie e di grandi sprechi a difesa di un ospedale che, a tutt´oggi, è classificato per acuti con punto di pronto soccorso, reparto di urologia, ortopedia e chirurgia, oltre ad una serie di ambulatori, ma che in realtà rappresenta solo una continua emorragia di risorse umane e di denaro.
La scorsa settimana, spiegano alcuni dipendenti che chiedono l´anonimato per paura di ritorsioni, «in chirurgia e in ortopedia, attivi con personale al completo su turni di 24 ore, non c´era un ricoverato. Se da un lato la scure dei tagli si abbatte indiscriminata su tutto e tutti dentro l´Ulss 22, dall´altra resistono incomprensibili sacche di spreco come questa di Isola. Qualcuno ci spiega a che gioco stanno giocando i nostri politici?».
Il giro inizia dall´alto. Al quarto piano c´è il reparto di medicina interna con day hospital e diabetologia letteralmente chiuso a chiave. L´unità operativa di ortopedia e chirurgia è al terzo: la porta si apre su un corridoio senza anima viva. L´atmosfera è assurda, il silenzio che c´è pure: manca del tutto la frenesia tipica di un reparto con gli infermieri che vanno e vengono dalle stanze, i carrelli dei medicinali parcheggiati in corsia, i campanelli che suonano per cambiare la flebo, i medici che girano per le visite, i pazienti che fanno due passi fino alla stanza della tv o si fermano a chiacchierare sul pianerottolo. Niente di tutto questo: l´ortopedia di Isola è un´isola abbandonata con un organico – come informa la bacheca all´ingresso – fatto di 7 medici, caposala, infermieri e due addetti alla programmazione degli interventi chirurgici. Le numerose stanze per degenti sono per tre quarti chiuse a chiave: le altre, praticamente vuote.
Al secondo piano si respira un pò più di «atmosfera» da ospedale rispetto a quella alienante di sopra: nella sala d´attesa dell´ambulatorio ortopedico (con sala gessi, camera operatoria e day hospital) si contano cinque persone, un ragazzino con stampelle accompagnato dai genitori e un signore in pigiama in compagnia della moglie. Niente di più. Più sotto, in urologia – quella che secondo la direzione funziona bene – i ricoverati sono in tutto otto.
Scendiamo nei sotterranei dove si trovano pronto soccorso (tre persone in attesa) e una desolata rieducazione funzionale. Se sopra c´era il vuoto, qui sotto il senso di abbandono e di spreco si intensificano rendendono ancora più forte il disagio per una situazione che non ha alcuna logica.
A piano terra c´è la radiologia: gli ambulatori della diagnostica, tanto per capire, oltre che deserti sono incustoditi: non c´è nessuno a controllare e, senza essere fermati, si accede tranquillamente alla stanza dell´ecogragia con i computer accesi e tutto il materiale a disposizione (fossimo stati malintenzionati? ladri? vandali?), lo stesso nella stanza della mammografia e dell´ecodoppler, idem per quella dei raggi, uguale situazione per quella dell´urografia-cistografia, così come per quella dell´ago aspirato.
Tutto così, a Isola della Scala: tutto alla portata di tutti con macchine funzionanti, personale in servizio (per legge deve esserci) ma che, avendo poco niente da fare, evidentemente passa il tempo chiuso da qualche parte. «A meno che non ci inventiamo carte bianche da portare su e giù per i piani, ma che senso ha?», si sfoga un infermiere alzando le braccia al cielo.
L´unica certezza che tutti hanno, dipendenti compresi, è che l´ospedale di Isola Della Scala sia inutile. Che sia già chiuso e morto anche se ufficialmente aperto. Che sia, questo sì, un grande spreco di soldi pubblici. E mica pochi.
L’Arena – 28 gennaio 2013