Non sarà un Far West delle doppiette. Perché a sparare potranno essere solamente quei cacciatori in possesso di regolare licenza che sono stati autorizzati dalla Provincia dopo aver frequentato e superato un apposito corso di formazione per questo genere di operazioni. Non chiamatela «caccia» alle nutrie, perché si tratta di un vero e proprio piano di eradicazione previsto dalla Regione con l’obiettivo di far scomparire il roditore dal Veneto.
Il presidente provinciale di Federcaccia, Alessandro Salvelli, ha invitato al realismo: «Il piano prevede l’”eradicazione”; ma questo è un obiettivo praticamente impossibile». Perché di fronte all’invasione, ogni intervento è finalizzato a quello che i tecnici definiscono «limitazione del danno». E i danni provocati da questi roditori, soprattutto nella Bassa Veronese, hanno fatto scattare ormai una vera e propria emergenza con sindaci e agricoltori da tempo sul piede di guerra. Argini ridotti a groviera, veri e propri «ostacoli» improvvisi sulle strade e una certa ansia tra la popolazione. Il piano regionale è stato analizzato nei dettagli ieri in Provincia, alla presenza del presidente Antonio Pastorello, del suo vice Andrea Sardelli, della comandante della polizia provinciale Anna Maggio, dei sindaci, dei rappresentanti degli ambiti di caccia, delle Usl e dei consorzi di bonifica. «Come Provincia siamo pronti a coordinare tutte le attività sul territorio – ha spiegato il presidente Pastorello -. Domani (oggi, ndr) saremo in Regione per una riunione tecnica, ma contiamo di iniziare con gli abbattimenti già da novembre, soprattutto con operazioni notturne». La delibera di Palazzo Balbi, infatti, prevede l’abbattimento tramite la cattura con le gabbie o direttamente con arma da fuoco. Ma, come detto, a sparare saranno solamente i cacciatori abilitati. «I Comuni hanno competenza sulle aree urbanizzate, dove però la presenza di questi animali è limitata – ha ricordato la comandante Maggio -. La Provincia invece coordina le azioni in tutte le aree rurali». Il presidente provinciale dell’associazione cacciatori veneti, Massimo Moranduzzo, era scettico: «Ma non è che poi se spariamo, si rischia il ritiro della licenza di caccia?». Ma è stato rassicurato, perché tutte le operazioni saranno coordinate e autorizzate da Comuni o dalla Provincia e non ci saranno ripercussioni. E nel caso di un parco cittadino «infestato»? Prima di iniziare a sparare, si dovrà sgomberare l’area e impedirne l’accesso ai cittadini. Giorgio Framarin, presidente dell’Ambito 2 (la zona Est) ha commentato: «La nostra è un’operazione di protezione civile per garantire la sicurezza, ma gli animalisti continueranno a volerci chiamare “assassini”. Spiace che non si riesca a far loro comprendere i danni provocati da questi animali».
Enrico Presazzi – Il Corriere del Veneto – 7 settembre 2016