Criteri più rigorosi per i prodotti di acquacoltura importati e un’etichetta per quelli da allevamenti sostenibili europei. Sono alcune delle proposte non legislative approvate a larga maggioranza (605 voti a favore) dalla plenaria dell’Europarlamento per rendere più forte l’acquacoltura europea. Gli eurodeputati chiedono anche di alleggerire il carico delle pratiche amministrative per le aziende e di avviare una campagna informativa a livello Ue per sensibilizzare i consumatori sulle differenza tra le regole stringenti cui si conformano gli allevamenti di prodotti ittici europei e gli standard meno rigorosi che si applicano nei paesi terzi. L’acquacoltura copre circa il 20% della produzione ittica dell’Ue, nel 2011 ha raggiunto i 3,6 miliardi di fatturato e impiega circa 85mila persone.
Sfruttare le opportunità che l’Ue offre per promuovere l’acquacoltura, settore dalle “enormi potenzialità anche e soprattutto dal punto di vista occupazionale, rendendolo competitivo e sostenibile”. Così l’eurodeputato Giovanni La Via (Fi-Ppe) commenta l’approvazione della risoluzione non legislativa sull’acquacoltura da parte della plenaria dell’Eurocamera. “L’acquacoltura non va considerata né alternativa né sostitutiva della pesca tradizionale, bensì complementare ad essa”, spiega La Via. “Ogni anno – aggiunge – l’Ue investe 20 milioni di euro per il settore, grazie ai fondi di Horizon 2020 e il dialogo con i produttori è sempre più costruttivo, ma occorre fare di più a livello amministrativo e burocratico, procedendo allo snellimento delle autorizzazioni, nonché agevolando l’accesso al credito, e lavorando a una piattaforma di sostegno alle imprese”.
Ansa 13 giugno 2018