Il primo a formalizzare l’addio al seggio romano sarà Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania e senatore, che venerdì scorso ha comunicato ufficialmente la propria scelta al consiglio comunale dopo una settimana di riflessioni; gli altri parlamentari-sindaci sono ancora impegnati nelle «valutazioni» del caso, ma il tempo stringe, perché in settimana le Giunte per le elezioni di Camera e Senato dovrebbero chiamare gli interessati chiedendo loro di abbandonare una delle due poltrone che occupano oggi.
Un bel problema, aperto dalla sentenza del 21 ottobre (è la numero 277/2011) con cui la Corte costituzionale ha stabilito che i sindaci di città sopra i 20mila abitanti non possono stare anche in Parlamento: i meditabondi, oggi, sono altri 9 parlamentari, sei deputati e tre senatori, tutti nelle fila del centrodestra (7 sono del Pdl, 3 della Lega), alle prese con un dilemma non semplice: abbandonare i propri cittadini per tenersi stretta la poltrona romana, oppure salutare indennità e poteri parlamentari per continuare a guidare il Comune?
Per la seconda scelta tifano i “primi dei non eletti” nelle varie circoscrizioni, che si vedrebbero riaprire le porte di Montecitorio e Palazzo Madama dall’uscita dei loro compagni di partito. O ex compagni: l’uscita dal Senato di Raffaele Stancanelli, infatti, riaprirà il proscenio parlamentare a Nino Strano, il deputato del Pdl che nel 2008 festeggiò a mortadella e champagne la caduta del Governo Prodi. Strano, dopo essere stato ricandidato nel Pdl senza successo, ha fatto in tempo a fare l’assessore regionale al Turismo in una delle tante giunte Lombardo, per poi passare a Futuro e libertà. Fresco di condanna in primo grado a due anni e tre mesi per i buchi nascosti nei bilanci di Catania quando faceva parte della giunta comunale guidata da Umberto Scapagnini, ora Strano può tornare al Senato sotto le insegne dei finiani.
Anche gli altri aspiranti parlamentari, comunque, non sono proprio politici di primo pelo, e mostrano un panorama di sedie occupate piuttosto affollato, anche se non incompatibile per legge con lo scranno parlamentare. Nicolò Cristaldi, sindaco Pdl di Mazara del Vallo (Trapani), potrebbe lasciare il posto a Pietro Cannella, che oggi fa l’assessore alla Cultura al Comune di Palermo. Massimo Bitonci, della Lega, scegliendo di rimanere sindaco di Cittadella (Padova) passerà il seggio a un suo collega, il sindaco di Cartigliano (Vicenza) Germano Racchella, che potrà stare in Parlamento perché il suo Comune è sotto i 20mila abitanti. Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco Veneto (Treviso) e deputato della Lega, potrebbe passare la mano a Sabina Fabi, consigliere provinciale a Venezia, mentre un altro consigliere provinciale del Carroccio, il rovigino Stefano Falconi, andrà in Parlamento se il sindaco di Feltre Gianvittore Vaccari preferirà il municipio al Senato.
Antonio Azzollini, senatore Pdl in prima linea nei passaggi parlamentari delle Finanziarie del Governo, scegliendo di rimanere sindaco a Molfetta (Bari) porterebbe in Parlamento a Stefano Pecorella, mosca rara in quanto «senza poltrona»: quella di presidente del Parco del Gargano, infatti, gli è stata sfilata a inizio ottobre dalla Corte costituzionale, che ha annullato il decreto di nomina perché il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo l’aveva firmato senza concertarlo con il presidente della Regione Nichi Vendola.
Ilsole24ore.com – 31 ottobre 2011