Ma i camici bianchi sono fiduciosi che alla fine le ricette mediche continueranno a viaggiare on line. «Abbiamo interpellato sul provvedimento la segreteria del ministro, facendo presente la scadenza, e ci aspettiamo una risposta positiva su una eventuale proroga», afferma con ottimismo il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli. «Sappiamo che il tema è sul tavolo e siamo sicuri che il ministro mostrerà la sua attenzione verso l’argomento», gli fa eco Silvestro Scotti segretario nazionale della Fimmg.
La ricetta dematerialzzata è stata introdotta in pieno lockdown, il 21 marzo del 2020 da una semplice ordinanza ministeriale, per evitare che pazienti magari fragili dovessero esporsi al rischio di contagio solo per ritirare una prescrizione già decisa da un medico specialista, ma che poi per diventare mutuabile ha bisogno di essere trascritta sul ricettario del Servizio sanitario nazionale. Per cui, ora dovrebbe essere percorsa la stessa strada. Ma di tempo ne resta poco e non tutti i dottori si sentono di mettere la mano sul fuoco che non si torni all’era delle scartoffie. «Chiediamo al ministro della Salute, Orazio Schillaci la proroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale», così da «liberare i medici da impropri carichi burocratici», afferma Pina Onotri, segretario Generale del Sindacato Medici italiani (Smi). Anche per evitare che «impropri carichi burocratici dai medici ricadano sui cittadini, costretti a lunghe attesa negli studi».
Per la proroga si schiera anche la politica. Quella che fa opposizione. «La scelta di rinunciare alla ricetta dematerializzata è incomprensibile. Mi auguro sia stato un errore, una svista», dichiara l’assessore alla Salute del Lazio, nonché candidato alla presidenza della Regione, Alessio D’Amato. Mentre per Azione anche Maria Stella Gelmini chiede la proroga, «in attesa del fascicolo sanitario elettronico». Quello si, ancora in attesa che si materializzi in buona parte d’Italia. —