Dopo Bankitalia, anche il Fondo monetario gela le speranze di ripresa: aggiornando il suo “World economic Outlook” l’Fmi prevede per l’Italia un Pil 2014 fermo allo 0,3 per cento, contro lo 0,6 stimato solo lo scorso aprile (per via Nazionale si arriverà appena allo 0,2).
Invariato il risultato messo in conto per il 2015: l’1,1 per cento. Una previsione, quella di quest’anno, ben lontana dallo 0,8 per cento che il governo ha inserito nel Def. Lo stesso premier Renzi, parlando a La7 ha ammesso che sarà «molto difficile» arrivare a quel risultato e che le statistiche «inizieranno a migliorare solo nel 2015». «Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5 per cento – ha aggiunto in una dichiarazione rilanciata dalle agenzie – non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone». Successivamente Palazzo Chigi ha precisato che Renzi rispondeva «a una domanda sulla ripresa choc dell’occupazione ». «Nessuna equiparazione fra le percentuali e le stime di crescita, solo la consapevolezza che lo sforzo per invertire la tendenza deve essere poderoso e sostenuto». Per il Fondo, comunque, l’Italia risulta fanalino di coda del G7. La sua crescita è stentata rispetto a quella della Germania (1,9 per cento), ma «va sotto» anche nel confronto con la Francia (0,7) e con la Spagna dove l’Fmi prevede che il Pil risalga all’1,2 per cento. Il confronto con Madrid migliora sul lavoro (12,6 per cento di disoccupazione contro il 25 spagnolo), ma peggiora sullo spread (paghiamo 15-20 decimali in più sui titoli decennali). L’impressione che arriva dai diversi dati è che mentre gli altri Paesi si muovono, noi restiamo al palo: tendenza confermata dall’Istat. Le vendite al dettaglio di maggio sono diminuite dello 0,7 per cento su aprile e rispetto ad un anno fa i consumi alimentari hanno perso l’1,2. Il clima di fiducia dei consumatori a luglio è sceso a 104,6 punti contro i 105,6 di giugno.
Repubblica – 25 luglio 2014