Nessuno sapeva fino a ieri mattina che Pietrangelo Pettenò avesse doti da sensitivo, neanche lui stesso.
Per questo la coincidenza ha dell’incredibile: mentre l’assessore Remo Sernagiotto era a Trieste ad un convegno sull’alcolismo, Pettenò a Venezia – ignorando la circostanza – faceva capire che solo un politico che alza il gomito poteva inventarsi una delibera sulle cooperative sociali come quella che sta terremotando il Veneto da due settimane. A firma Sernagiotto, per l’appunto. Petteno parlava ad un vertice con tutti i gruppi del Consiglio regionale e i rappresentanti della cooperazione sociale in Veneto: Federsolidarietà rappresentata da Ugo Campagnaro e Fabrizio Panozzo e Legacoop con Loris Cervato. Dirigeva i lavori Valdo Ruffato, al suo fianco Leonardo Padrin, presidente della commissione sanità che secondo indiscrezioni sarebbe il vero estensore della bozza di delibera che ha scatenato il putiferio. Diciamo subito la conclusione: sarà un tavolo tecnico, peraltro previsto dalla legge 23 del 2006, a definire con precisione le modalità cui dovranno attenersi i direttori generali delle Usl e in generale gli enti pubblici nell’affidare lavori alle cooperative sociali. Il punto dolente è l’obbligo di mettere in gara europea tutti gli appalti superiori a 200.000 euro, imposto dalla bozza Sernagiotto, stoppata dal presidente Luca Zaia, stop confermato ieri dal vertice nonostante la difesa di Padrin. Per questo Pettenò chiede le dimissioni di Sernagiotto, benché l’assessore al sociale si dimostri meno rigido del presidente della V commissione Padrin. Tant’è che la segreteria di Sernagiotto comunica di aver in agenda un incontro con le cooperative già domani a mezzogiorno. Andrebbero aggiunti due particolari non proprio insignificanti: 1) il codice degli appalti ammette anche eccezioni e le cooperative sociali sono una di queste, ma la bozza Sernagiotto non ne ha tenuto conto; 2) a giustificazione di questo comportamento viene addotta una lettera dell’Authority nazionale, che la segreteria regionale alla sanità avrebbe spedito ai direttori generali con allegate istruzioni operative, le quali dovrebbero portare la firma di Domenico Mantoan, che invece cade dalle nuvole. Uno stato confusionale sul quale urge un consulto. Le coop parlano di paralisi pressoché totale per proroghe o nuovi affidamenti da parte delle Usl e conseguente ricorso alla cassa integrazione in deroga per i dipendenti. «Chiediamo al legislatore regionale di dire con chiarezza quali sono le intenzioni sulla cooperazione sociale – hanno fatto presente ieri i rappresentanti delle coop – se è ancora un settore strategico e come si intendeno armonizzare i principi della legge quadro 23 del 2006 con le norme europee sulla libera concorrenza». Domani una prima risposta.
Renzo Mazzaro
Coop, massimo 5 anni per lo stesso appalto
Massimo 5 anni per la gestione degli stessi servizi. E’ questa una delle ipotesi al vaglio della Giunta per evitare che gli appalti siano monopolizzati dalle stesse – poche – cooperative. L’ipotesi è stata formulata dall’assessore al Sociale Remo Sernagiotto che ieri ha confermato – come peraltro annunciato lunedì da Luca Zaia alla direzione regionale di Legacoop – il tramonto della bozza di delibera che tanto ha fatto discutere – imponendo il monito della vigilanza sui contratti pubblici di ricorrere alla gara per contratti sopra i 193 mila euro – e lo studio di una nuova formula. «E’ evidente che qualcosa non funziona – conferma Sernagiotto – per cui dobbiamo trovare una soluzione. Spero che in una settimana saremo in grado di produrre una delibera condivisa dalle parti in causa. Questa dovrà essere il frutto di una mediazione che garantisca, a un tempo, la difesa del modello veneto e la sicurezza di non andare in galera. Certo non ci si può limitare a mettere in sicurezza le stazioni appaltanti». Per dipanare i nodi venuti recentemente al pettine, in massa, oggi si incontra la commissione permanente di settore, con la partecipazione dei direttori sociali di alcune Usl e gli avvocati della Regione. «E’ chiaro fin d’ora che la legge 23 del 2006 prevede l’affidamento diretto per garantire la tutela delle persone fragili e quindi non si tocca – prosegue l’assessore – se poi interverrà l’Europa ci comporteremo di conseguenza, a tempo debito». Escluso, quindi, l’intervento sulla base della lettera dell’autorità di vigilanza sui lavori pubblici che la primavera scorsa ha dato il via all’indagine del dottor Di Rienzo, su incarico della quinta commissione Sanità. Un’analisi che aveva passato a setaccio i servizi socio-sanitari assegnati dalle Usl alle cooperative, con un giro di affari di 758 milioni annui. Sul tavolo degli imputati, erano finiti, oltre all’affidamento senza gara, anche un «diffuso utilizzo dell’istituto di rinnovo/proroga degli affidamenti, talora anche per importi superiori alla soglia comunitaria, non sempre motivato dall’avvio di una nuova procedura di gara. In taluni casi, il rinnovo/proroga rappresenta, di fatto, l’abituale modalità di affidamento dei servizi». Un procedimento che, in più occasioni, ha dato il via a condizioni di monopolio pressoché incontrastato. Che la Regione intende arginare.
Simonetta Zanetti
Coop: il governatore Zaia blinda gli appalti
«Noi coop rosse? L’unico rosso che ci interessa è quello dei bilanci, da evitare come la peste, semmai vogliamo diventare cooperative nere, cioè con tutti i conti in attivo». Ci scherza sopra, Franco Mognato, il direttore veneto di Legacoop. Ma che il processo di autonomia rispetto alla politica sia a buon punto lo testimonia l’applauso riservato a Luca Zaia, intervenuto ai lavori della direzione regionale. In verità, il governatore leghista ci ha messo del suo per lisciare il pelo alla platea: «Siete una grande risorsa imprenditoriale e culturale del Veneto», ha esordito «e fate da cassa all’ente pubblico garantendo servizi essenziali con pagamenti ritardati fino a due anni. E’ una situazione inaccettabile, che sta provocando il fallimento di molte piccole imprese. Il Governo dovrebbe modificare il Patto di stabilità per consentire il pagamento delle fatture pendenti, almeno di quelle più scandalose». Poi, il coniglio dal cilindro: «La bozza di delibera sugli appalti alle cooperative sociali sarà ritirata. C’è l’esigenza di armonizzare e ridefinire le regole ma lo faremo insieme alle vostre associazioni». Musica per le orecchie della platea, perché in ballo ci sono 758 milioni annui: a tanto ammontano i servizi socio-sanitari assegnati dalle Usl alle cooperative. Un capitolo “sensibile” – come indica la levata di scudi “trasversale” delle forze politiche, incalzate dai lobbisti e timorose di perdere consensi – nel quale l’Authority di vigilanza sui contratti pubblici ha messo lo zampino, segnalando un eccesso di appalti concessi in trattativa diretta – senza gara, cioè – a scapito della libera concorrenza. Obiezione: la prassi è rispettosa delle deroghe previste dalla legislazione regionale per agevolare l’inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate e tutelare il valore sociale dei servizi. Tuttavia, l’ispezione condotta dalla Regione, su incarico della commissione sanità presieduta da Leonardo Padrin, ha confermato l’esistenza di «irregolarità» e «illegittimità»… «Noi non facciamo gli struzzi, garantire la concorrenza è sacrosanto ma stiamo parlando di asili nido, anziani, malati, portatori di handicap, non è concepibile affidarli a gare al ribasso senza garanzie di professionalità», ribatte Loris Cervato, il responsabile del settore sociale di Legacoop. Che ammette: «Qualche eccesso discrezionale c’è stato e così qualche favore di troppo. Attenzione però: non c’è stata spartizione, qui ci sono persone di tutti gli orientamenti politici ma ciò che conta è il lavoro d’impresa. Le coop appartengono ai soci, non alla Lega. Detto ciò, un’iniziativa di riforma è opportuna e siamo pronti a collaborare». E’ tutto? Non proprio. Criticato da Claudio Sinigaglia (Pd) per la scelta di pubblicare on line l’elenco degli appalti, il pidiellino Padrin ribatte senza scomporsi: «Si tratta di informazioni pubbliche, lavori pubblici e soldi pubblici. Perché dovrebbero essere notizie coperte da segreto? Non intendo certo sminuire il valore, etico ed economico, di quanto viene fatto dalle cooperative sociali nel Veneto ma credo che la strada giusta sia quella della trasparenza delle regole che devono essere uguali in tutta la regione, così come lo standard di prestazioni. Bisogna smetterla di cercare nemici delle coop tentando così di ingraziarsele a scopi elettorali».
La Nuova Venezia – 1 dicembre 2011