Irregolarità e inefficienze gestionali per una «bolletta» di quasi 4 miliardi per l’agricoltura italiana e non solo. Sotto accusa del Parlamento è finito l’operato dell’Agea (Agenzia per le erogazioni all’agricoltura), la cassaforte da cui transitano ogni anno oltre 5 miliardi di contributi agricoli comunitari, ma impietoso è anche il giudizio sull’intera galassia degli enti vigilati dal ministero delle Politiche agricole. In un’interrogazione al Senato Leana Pignedoli (Pd), vice presidente della commissione Agricoltura e primo firmatario di un disegno di legge che ridisegna le strutture legate al Mipaaf, chiama il governo a un intervento d’urgenza. In questi giorni, Dario Stefàno, attuale presidente della Giunta per le elezioni del Senato (ed ex coordinatore degli assessori dell’agricoltura) ha presentato un ddl di riforma che prevede un taglio dei costi di 10 milioni.
Per l’Agea, che ha recentemente concluso il valzer di presidenti e commissari con la nomina del generale della Guardia di Finanza, Giovanni Mainolfi, i «numeri» rilanciati dalla Corte dei Conti per gli esercizi dal 2009 al 2012 sono da allarme rosso.
Solo per quanto riguarda i fondi Ue tra rettifiche e correzioni finanziarie e per comportamenti non conformi alla regolamentazione, la perdita calcolata fino a novembre 2012 è di 456 milioni. Un buco a cui vanno aggiunte le multe latte ancora non pagate dagli allevatori per un conto di 2,5 miliardi.
Pignedoli afferma nell’interrogazione che «gli impegni assunti dall’Agenzia nel corso degli anni si sono rivelati poco attendibili». Alle perdite si sono infatti aggiunte iniziative legislative inadeguate. Il verdetto è di «manifesta incapacità ad organizzare, in conformità alle norme comunitarie, sistemi efficaci di gestione e controllo dei fondi europei». Anche il precedente commissario dell’Agea, Mario Iannelli, nel corso di un’audizione alla commissione, aveva denunciato «gravi irregolarità amministrativo-contabili relativamente a Sin (Sistema informativo nazionale, società controllata da Agea) con riferimento a spese, non approvate dal consiglio di amministrazione o comunque senza copertura finanziaria». E il nuovo commissario, Giovanni Mainolfi, ha indicato come prima regola la trasparenza. Nel mirino della Corte dei Conti sono finite anche consulenze e collaborazioni. Tra i tanti esempi il vice presidente della Commissione agricoltura cita «il contratto stipulato da Sin, con il direttore generale che fissa condizioni capestro in caso di risoluzione anticipata del contratto: 144 mensilità con un’indennità annua di 250mila euro più autista».
L’Agenzia è comunque solo la punta dell’iceberg, ma la situazione è critica per tutti gli enti agricoli. Pignedoli riscontra «patrimoni in alcuni casi fortemente negativi e gestioni poco trasparenti, in altri con fenomeni di duplicazione e sovrapposizione di attività che denotano un grave deficit di governance», L’obiettivo – afferma la senatrice del Pd «è di concentrare ed eliminare sovrapposizioni e duplicazioni». Il piano propone la costituzione di quattro macro enti. Il primo con funzioni di promozione, ricerca e sperimentazione. Il secondo per analisi dati e costruzione di previsioni socio-economiche; il terzo per il controllo dei flussi finanziari e il quarto finalizzato ai servizi finanziari.
Il Sole 24 Ore – 28 settembre 2013