Meno aziende, maggiore estensione. La tendenza che emerge dai dati definitivi del censimento agricolo 2010, è nitida: il sistema agricolo veneto è diventato più competitivo e al tempo stesso più specializzato. Il numero delle aziende agricole e zootecniche è calato del 32,4 per cento a 119.384 imprese: un’azienda su tre ha gettato la spugna. Un processo identico ha interessato l’Italia, che a fine periodo conta su 1.620.884 aziende, con una diminuzione percentuale identica. Decennio dopo decennio è confermata anche la tendenza alla concentrazione dei terreni e degli allevamenti, senza che questo abbia influito sulla superficie agricola utilizzata, che si è ridotta del 4,6% a livello veneto e del 2,5 sul piano nazionale.
«Il quadro è quello di un settore che mantiene una forte caratterizzazione ma è tutt’altro che immutabile», chiosa l’assessore veneto all’agricoltura Franco Manzato.
Sul tavolo ci sono i dati definitivi del censimento agricolo 2010, elaborati dalla Direzione sistema statistico regionale. In dieci anni è cresciuta sensibilmente la superficie media aziendale, che ora si attesta a 6,8 ettari: oltre un ettaro in meno rispetto al dato nazionale, ma abbondantemente al di sotto dell’andamento nelle altre regioni del Nord (Lombardia oltre 18 ettari, Piemonte oltre 15, Emilia Romagna al di sopra dei 14 e Friuli Venezia Giulia quasi 15 ettari): «Che da noi aumenti la dimensione aziendale è un fatto positivo – spiega ancora Manzato – certo l’accrescimento di questo parametro va valutato in relazione alle specializzazioni colturali. Da noi sono forti la viticoltura, il settore ortofrutticolo e il lattiero caseario: le dimensioni delle aziende in relazione a questo tipo di vocazioni sono già apprezzabili».
Le 37 mila aziende vitivinicole hanno raddoppiato la loro superficie media (da meno di un ettaro a quasi due ettari), le 13 mila aziende con bovini hanno aumentato del 40% la loro mandria. L’allevamento di suini ha registrato un aumento del numero di capi allevati (+ 230.000 capi), così come quello avicolo (+ 10 milioni di capi), anche grazie all’elevato livello di specializzazione raggiunto nelle 1.765 aziende suinicole e 2.976 aziende avicole.
Complessivamente si può valutare in circa 103 mila ettari la superficie agricola persa nell’ultimo trentennio. Ad accusare il calo più consistente sono state le piccole e piccolissime aziende. Il calo si fa sempre più contenuto via via che si sale di categoria di superficie agricola, fino ad arrivare alle aziende da 20 a 30 ettari di superficie agricola utilizzata le quali registrano una crescita del 7,1% e addirittura quelle fra 50 e 100 ettari che aumentano di un terzo. «È evidente – spiega dal canto suo la Coldiretti Veneto – che i cali più pronunciati sono collegati soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato-pascolo: dei 45 mila ettari andati perduti, ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia. Mentre nelle altre aree rurali la superficie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale». Una trasformazione all’insegna dell’efficienza e del mercato che dunque inasprisce il problema del presidio del territorio montano. Anche perché il ricambio generazionale fra i capi azienda procede senza accelerazioni: oltre la metà ha oltre 60 anni e solo il 7,2% meno di 40, mentre la quota dei laureati ad indirizzo agrario è dell’1 per cento.
Coldiretti: il Veneto brilla di aziende altamente specializzate
Cala la superficie agricola e le aziende che la coltivano, ma aumenta la specializzazione e la superficie media aziendale
“La campagna veneta perde quasi il 5% della superficie agricola utilizzata (SAU) ma le imprese si radicano sul territorio aumentando la media aziendale e specializzandosi nelle produzioni” – lo afferma Coldiretti nel commentare l’analisi dei risultati del Censimento 2010 diffusa dall’Assessore all’agricoltura Franco Manzato.
“E’ evidente dal quadro generale – spiega Coldiretti – che il calo è collegato soprattutto all’abbandono nelle zone di montagna del prato/pascolo (dei 45 mila ettari andati perduti ben 33 mila sono riferiti a questa tipologia) mentre nelle altre aree rurali la superficie agricola è stata mantenuta dalle stesse aziende, nonostante le notevoli pressioni determinate dallo sviluppo infrastrutturale, commerciale e residenziale.
I comparti trainanti dell’agricoltura veneta non hanno subito variazioni sostanziali: la vite è costante (73.000 ettari), i seminativi risentono di una lieve flessione (2%).
In sintesi, l’indagine nazionale rileva che l’agricoltura veneta rappresenta un sistema strutturato, dinamico, dai grandi numeri, che fa rete, mantiene il territorio, tutela l’ambiente e presidia gli ambiti marginali.
A far la differenza con il resto dell’Italia sono le produzioni ad alto valore aggiunto zootecniche, vitivinicole e ortofrutticole che rappresentano il carattere distintivo dell’agricoltura regionale molto diversificata e variegata.
Le fattorie in questo decennio, pur riducendosi da 178 mila a 120 mila – sottolinea Coldiretti – si sono specializzate nelle coltivazioni tipiche, incrementando la dimensione aziendale.
18 agosto 2012 – riproduzione riservata