Agriturismi, la sfida dei cinque girasoli. Boom del settore. I fiori per valutare le strutture. «No agli hotel coperti da attività agricole di facciata»
Chiara Falciani, 32 anni e studi in Economia, si occupava di prestiti quando ha deciso di mollare carte e tabelle per tornare sulle colline della sua Greve in Chianti. «Non ne potevo più di dover dire a famiglie in difficoltà che non avrebbero avuto il mutuo, mentre sentivo forte il richiamo delle mie origini e di uno stile di vita a contatto con la terra.
Così ho deciso di andare a lavorare nell’azienda viti-vinicola di mio nonno, a cui mio padre aveva aggiunto una struttura ricettiva. Adesso faccio una cosa che mi piace e cerco di trasmettere agli altri la passione per il vino». Oggi Chiara gestisce con il marito, l’enologo Andrea Pirovano, Le Terre di Melazzano, uno degli oltre 20 mila agriturismi italiani. Un settore che in un anno fattura 1,13 miliardi di euro — aumento del 63% nell’ultimo decennio — e ospita circa 2 milioni e mezzo di turisti, dei quali un milione e centomila stranieri, per 10,8 milioni di giornate di presenza (secondo i dati del ministero dell’Agricoltura che sul sito www.agriturismoitalia.gov.it ha promosso la prima certificazione pubblica delle strutture ricettive, che saranno classificate anche con una valutazione da 1 a 5 girasoli, simile a quella delle stelle per gli alberghi).
Soprattutto, è il bacino di mercato straniero che cresce con più intensità. «I nostri clienti sono prevalentemente nordeuropei, americani e australiani — conferma Chiara Falciani — vengono qui perché vedere come si produce il vino e l’olio è incomparabile rispetto a comprare una bottiglia dagli scaffali: il vino si apprezza sia nel bicchiere che con gli occhi, guardando il vigneto». Chiara e Andrea hanno una produzione tutta biologica e puntano sull’innovazione: hanno prodotto il «Riscoperto», il primo Chianti Classico vinificato senza l’aggiunta di solfiti.
La differenza la fa proprio il legame con la produzione agricola: «È una delle battaglie che portiamo avanti con le associazioni di categoria: opporci ai “finti” agriturismi, alberghi o ristoranti coperti da attività agricole di facciata» dice Giuseppe Gandin, fondatore dell’agriturismo Le Colline a Conegliano Valdobbiadene (zona di prosecco) e già presidente di Turismo Verde della Confederazione italiana agricoltori. «Anche perché offrire ai clienti prodotti genuini, tipicità locali coltivate nelle tue aziende, è l’unico modo per attirare un turismo di qualità».
Il Corriere della Sera – 23 agosto 2016