di Fabio Savelli. L’Italia sta registrando un nuovo aumento per volumi, valori e posti di lavoro nell’agricoltura. In un secondo trimestre asfittico (a segno zero) l’Istat contabilizza una crescita del settore primario che unito a quello dei servizi compensa le difficoltà dell’industria. Un mese fa l’istituto di statistica aveva segnalato una convinta ripartenza del Meridione attribuendola, dopo i sette anni della grande crisi, all’aumento del giro d’affari dei prodotti della terra. Più 7,3% il valore aggiunto del settore nel 2015 rispetto all’anno precedente.
In filigrana potremmo motivare il dato con una migliore gestione degli incentivi comunitari: oltre 52 miliardi di euro dal 2014 al 2020 correlati alla Pac, la politica agricola comune. Circa 27 miliardi in interventi diretti agli agricoltori completamente a carico dell’unione europea. Altri 21 miliardi per lo sviluppo rurale per metà provenienti da Bruxelles e per metà co-finanziati dagli Stati (attingendo alla fiscalità generale). Gli ultimi quattro per gli Ocm (organizzazione comune di mercato) con interventi mirati.
Ciò che sta favorendo il cambio di passo è probabilmente legato al modo in cui Bruxelles ha deciso di distribuire le risorse. Fino all’anno scorso il modello era quello classico: incentivi a pioggia con una particolare declinazione verso le aree depresse. Da un anno a questa parte è in vigore il regime degli «aiuti accoppiati», modello secondo il quale i soldi vengono elargiti secondo il combinato disposto tra i volumi effettivamente prodotti e un sistema di quote su base regionale. Un modus operandi che ha fatto innalzare la produzione agricola per godere di maggiori incentivi.
In passato i fondi Ue avevano spesso svolto la funzione di ammortizzatore sociale in aree depresse. Ora diventano l’abbrivio per ridurre la disoccupazione giovanile.
Un esempio calzante è il progetto «Campo Libero», del ministro per le politiche agricole Maurizio Martina. Uno scambio rendita-lavoro che comincia a dare i suoi frutti. Il ministero, di concerto con l’Agenzia del Demanio, le province e i comuni, sta via via predisponendo una serie di bandi di gara, dando in locazione/vendita appezzamenti di terra ai giovani che, avendone i requisiti, ne fanno richiesta. In poco più di un anno sarebbero oltre 20mila gli under 35 coinvolti nel programma — rileva il ministero delle Politiche Agricole — con una crescita dei posti di lavoro del 16% in un anno. Tra le misure utili la detrazione per l’affitto dei terreni (al 19%) per giovani coltivatori diretti e i 60 milioni di euro stanziati nel bando dedicato ai mutui a tasso zero (ma le richieste sono state sette volte superiori al budget, a testimonianza che si può fare di più). Così l’occupazione in Italia nell’agricoltura è salita nell’ultimo anno del 3% rispetto al 2,2% nazionale. Giovandosi, va detto, anche di due misure del governo: l’eliminazione dell’Irap sulla componente lavoro e dell’Imu agricola. Con un minor gettito per l’erario di circa 600 milioni di euro nell’ultimo anno, ma con un aumento dell’Irpef.
Il Corriere della Sera – 18 agosto 2016