Divieto di accesso ai cani in supermercati e negozi alimentari? E scattato quello annunciato dalla Pam di Padova, ma a Verona, stando al regolamento comunale, ogni esercente può scegliere se aprire la porta agli amici a quattro zampe, o se invece chiedere ai padroni di lasciare i propri fidi all’uscio. Le norme redatte nel 2010 da Palazzo Barbieri lasciano infatti libertà a chi opera nel settore alimentare, confermando l’atteggiamento amichevole dell’amministrazione verso gli animali. Una nota del ministero della Salute sostiene la linea scelta a Padova, ricordando quanto prescritto dal regolamento europeo di ben 13 anni fa, secondo cui l’accesso ai cani «non è ammesso negli esercizi di vendita al dettaglio, rappresentando una possibile fonte di contaminazione». Gli animalisti, e m particolare la Lav, sono insorti, facendo presente la necessità di alcuni chiarimenti, visto che il regolamento dell’Unione Europa si riferirebbe solo agli stabilimenti e non ai locali di vendita. Inoltre la polizia veterinaria autorizzerebbe l’ingresso degli animali domestici a tutti i luoghi pubblici, lasciando ai proprietari di negozi e supermercati la facoltà di decidere. È quanto già accade a Verona.
Sulla questione fa chiarezza Riccardo Murari, direttore del servizio veterinario igiene alimenti dell’azienda sanitaria (nella foto). «Secondo le linee guida europee chi tiene sotto controllo un alimento, in tutta la sua filiera, deve garantire che non venga inquinato e impedire quindi l’accesso agli animali domestici dove il cibo viene preparato e conservato», precisa. «Il Ministero ha sposato questa linea, per arrivare a decretare che i cani non debbano accedere ai supermercati. Il regolamento comunale, tra i più innovativi nella protezione degli animali, prevede invece che i fidi abbiano libero accesso ovunque, a meno che non siano gli stessi operatori a decidere diversamente segnalando la scelta con appositi cartelli».
Per Murari l’atteggiamento scaligero è il più corretto. «Solo chi effettivamente vende prodotti alimentari sa se la grandezza delle corsie, il giro d’aria o altri parametri possano rappresentare o meno dei rischi in caso di frequentazioni di razze canine». Un po’ di chiarezza andrebbe fatta, specie in un momento in cui, di contro a tanta rigidità, sempre più alberghi e strutture ricettive si stanno dimostrando accoglienti verso le bestiole domestiche. Lo stesso regolamento della polizia veterinaria risale agli anni ’50 e, pur dando il via libera ai cani nei negozi, prescrive l’utilizzo di guinzagli e museruole:di quest’ultime in giro se ne vedono poche.
Sottolinea Murari: «II regolamento era nato quando la rabbia era ancora un fenomeno frequente». E conclude: «Gli animalisti non possono pretendere il libero accesso dei cani ovunque, credo che sia corretto lasciare a ciascun gestore la discrezione di scegliere. In ogni caso, anche se non è obbligatorio, chi opta per il no ai quattro zampe dovrebbe garantire gli spazi per lasciare i cani legati all’esterno, magari con una ciotola d’acqua di consolazione».
L’Arena – 9 agosto 2017