L’ex direttore dell’Asl di Bassano: «Sono incredulo e disorientato per la decisione della Regione che fa a pugni con la logica e la buona amministrazione»
Cinque anni ai vertici dell´ Ulss 3, con il fiore all´occhiello di un maxi deficit da 10 milioni di euro rimesso in ordine senza tagliare i servizi. Negli ultimi giorni dell´anno, però, la notizia che la Regione ha deciso di non rinnovargli il mandato. Valerio Alberti con il 31 dicembre ha smesso di essere il direttore generale dell´azienda sanitaria. Per lui, padovano, 59 anni, un boccone amarissimo da digerire che, dopo la nomina a presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, ha il sapore della beffa: «I colleghi mi premiano e la mia Regione mi lascia a casa. Sono incredulo e disorientato al tempo stesso, non so proprio che cosa pensare. Dati alla mano, si tratta di una decisione che fa a pugni con qualsiasi principio di logica economica e buona amministrazione».
In sostanza, questo avvicendamento l´ha colta a guardia abbassata…
«Direi proprio di sì. In cinque anni abbiamo riportato il bilancio in equilibrio, ricucendo tra deficit e tagli uno strappo di 18 milioni di euro; abbiamo costruito un rapporto di stretta collaborazione con il territorio e riqualificato l´ospedale di Asiago. Paghiamo regolarmente i fornitori e abbiamo ridotto i tempi di attesa per i pazienti. Onestamente non so che cosa si debba chiedere di più a una direzione generale. Il risultato è stata la fine del mio mandato».
Tornando a un bilancio dei suoi cinque anni, è effettivamente convinto che sia inattaccabile?
«Certo, se i numeri contano qualcosa. Detto dei diciotto milioni recuperati senza sacrificare i servizi e dell´ospedale di Asiago, sul fronte degli interventi c´è anche il rilancio del centro di Mezzaselva, che darà lavoro a una settantina di persone. Sono arrivato che l´azienda era in sofferenza, perdeva pazienti a favore di altre Ulss e soffriva sul piano della vitalità.
In cinque anni ci siamo aperti al confronto con le realtà nazionali, abbiamo lavorato fianco a fianco con sindaci, privato sociale e associazioni, promuoviamo progetti e siamo in regola coi conti. In più abbiamo un Comitato per la promozione della salute che ha pochi uguali in Italia. Insomma: trasparenza, qualità e clima di grande collaborazione, con una spending review “sana” in atto fin dai primi giorni. Se le mie parole non bastano, ci sono gli attestati di stima che in questi giorni mi sono arrivati da sindaci e colleghi. E anche la nomina ai vertici della Fiaso, ricevuta all´unanimità, avrà pure qualche significato».
Con questi risultati, Bassano non le stava stretta? Alcune voci circolate negli ultimi mesi la volevano in partenza per Padova…
«Tolgo subito qualunque dubbio: a Bassano stavo benissimo e avevo chiesto di restare. Speravo nel rinnovo del mandato per concludere otto anni all´Ulss 3 e avere il modo di portare a compimento dei cambiamenti duraturi. Il cambio di passo c´è stato, ma con un secondo mandato credo che avrei raggiunto tutti gli obiettivi, lavorando ancor di più sulla qualità del servizio».
Allora c´è qualcosa che non va nel meccanismo di nomina? I partiti decidono a loro discrezione?
«Il problema non è chi decide ma è la qualità delle persone incaricate. È necessario che i dirigenti sappiano fare bene il loro mestiere e la competenza non ha colore politico».
In sostanza, chi governa indica degli obiettivi, anche economici, e il dirigente è tenuto a raggiungerli…
«È chiaro che quando si parla di mandato ricevuto dai politici sono fondamentali le capacità manageriali. Lo saranno sempre di più perché con la crisi le risorse si riducono, ma la domanda dei cittadini non cala. Per questo c´è bisogno di persone che sappiano fare bene il loro mestiere: ciò significa coinvolgere le persone con le quali si collabora. A Bassano, per esempio, avevamo fatto un patto con i primari, fissando insieme degli obiettivi da raggiungere. In questo modo la condivisione dei progetti e il clima positivo instaurato in ospedale, hanno permesso di ridurre sprechi e doppioni».
Che cosa pensa del suo successore?
«Lo conosco ma non ho mai lavorato assieme a lui».
Chiusa la pagina bassanese, cosa c´è nel suo futuro?
«Tornerò a lavorare all´Asl di Padova, dove sono in aspettativa dal ´96, poi si vedrà. Intanto, però, devo smaltire l´amarezza».
Il Giornale di Vicenza – 7 gennaio 2012