La questione sul tavolo della Commissione Europea, ma il conflitto tra chi vuole proteggere la salute pubblica e chi ha interesse a commercializzare prodotti è chiaro. Nell’ambito del nuovo sdoppiamento dell’Authority, con un Direttorato dedicato interamente ai “Regulated products” dell’industria, si infittisce la trama di relazioni formali e informali che portano alla valutazione del rischio, intesa come possibilità di commercializzare o meno un prodotto (dai fitosanitari agli additivi, a tutta una serie di sostanze anche poco note ma che svolgono funzioni tecnologiche importanti lungo la filiera alimentare). Tale attività di valutazione, stando a precedenti dichiarazioni di Esa arrivava ad assorbire fino all’80% dei compiti di Efsa.
Tanto, per non dire troppo, se si considera che sono denari pubblici che vanno a finanziare ritorni economici (investimenti in Ricerca e Sviluppo) privati. Da qui la proposta, ormai da anni sul tavolo e con varie opzioni -in fase avanzata di valutazione, da parte della Commissione Europea per imporre “tasse di scopo” a coloro che in fin dei conti si avvantaggiano della consulenza di EFSA e della sua valutazione del rischio.
Ma al di là dei lati meramente economici, ci sono anche altri aspetti da considerare. Nell’insieme di relazioni formali e informali tra EFSA e industria così impostate, qual è il livello di trasparenza e di scrutinio pubblico, al fine di evitare collusioni anche involontarie, e garantire una valutazione del rischio con una sana dialettica tra le parti? Sono domande che non arrivano solo da ONG e attori esterni (la stessa Coldiretti ha sottolineato la delicatezza dell’aspetto) ma addirittura da Ernst & Young, nella sua revisione indipendente dell’Authority condotta la scorsa estate. Insomma, quali procedure non solo di cooperazione in atto tra industria e EFSA, ma anche di separazione per evitare una “regulatory capture” (agenzie pubbliche formalmente indipendenti ma poi piegate ad interessi di parte) come può accadere in questi casi.
La faccenda si complica se si considera che EFSA deve rivalutare dati prodotti e forniti dalla stessa industria, industria che è messa nelle condizioni di essere in palese conflitto di interessi: da un lato deve fornire una base oggettiva di informazioni per la valutazione sulle stesse -dall’altro, ha interesse a occultare dati “scomodi” e per contro enfatizzare dati “comodi” al fine di vedersi al più presto riconosciuta la “bandiera verde” per immettere sul mercato il prodotto.
Che la relazione non sia semplice, tra industria e regolatori, lo dimostra un caso da manuale di questi giorni. BASF, il colosso chimico mondiale, avrebbe criticato una valutazione di EFSA abbastanza restrittiva, circa una sostanza ( Polyvinyl alcohol polyethylene glycol graft copolymer) per BASF, non problematica. Insomma, il giocatore – quando ha un certo peso e certi mezzi – mette in discussione l’operato dell’arbitro.
Secondo BASF, la sostanza “incriminata”- un additivo alimentare- non è genotossica- e quindi non sarebbe di nessun rilievo tossicologico, non richiederebbe una valutazione strictu sensu. L’azienda si è pertanto rivolta alla Commissione Europea per una sorta di “arbitrato”. E scatta una domanda: ma non è EFSA la più alta autorità scientifica del caso? Perché rimandare la questione al livello politico? Di fatto EFSA ha dato negativa in ragione della mancanza di dati forniti da BASF. Che pretende non siano necessari studi né sulla genotossicità, né sulla cancerogenicità circa il tratto gastrointestinale. Sullo sfondo, il regolamento 1331/2008 CE che prevede la procedura di valutazione degli additivi alimentari. EFSA ha sul suo database di richieste, tale file sotto il codice EFSA-Q-2012-00447. (sicurezzaaalimentare.it)
Dieci anni discutibili. Agricoltori, ricercatori, attivisti e politici europei si incontreranno a Parma il 12 novembre
Nei giorni in cui l’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare che ha sede a Parma, celebra il suo decimo anniversario, agricoltori, ricercatori, attivisti ed esponenti politici europei si incontrano (12 novembre – dalle ore 16.00 alle ore 19.30 presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia – Via Kennedy 6) per riflettere collettivamente sull’influenza che l’industria esercita sulle regole europee chiamate a garantire la sicurezza degli alimenti e a fornire protezione sulla salute pubblica e l’ambiente.
La conferenza – organizzata da Corporate Europe Observatory, Task Force italiana anti-OGM, Coordinamento Europeo Via Campesina e FIRAB – sarà dunque un’occasione di dibattito sulla linea seguita dall’EFSA, la cui opinione scientifica è continuamente oggetto di controversia. I dubbi sull’operato dell’Agenzia riguardano particolarmente l’influenza da lei subita da parte degli interessi industriali e la tipologia di scienza cui si appella per deliberare in tema di sicurezza degli alimenti e di valutazione del rischio ambientale. Verranno a tal fine avanzate proposte per evitare che il lavoro dell’EFSA venga ancora manipolato dagli interessi industriali.
Nel corso dell’evento verranno presentati casi di studio sulla valutazione del rischio OGM e dell’aspartame con l’ausilio di Christoph Then dell’organizzazione TestBiotech e di Fiorella Belpoggi della Fondazione Ramazzini. I due studiosi hanno reciprocamente approfondito i limiti del risk assessment delle varietà OGM notificate all’EFSA per ottenerne l’autorizzazione all’immissione in ambiente o nella catena alimentare e esaminato la sicurezza dell’additivo alimentare aspartame attraverso studi finora ignorati dall’EFSA.
Nina Holland di Corporate Europe Observatory, Andrea Ferrante del Coordinamento Europeo Via Campesina e Monica Frassoni, Co-Presidente del Partito Verde Europeo, interverranno, invece, sui problemi legati all’operato dell’EFSA, sul tema del conflitto di interessi e sulle istanze sociali in tema di sicurezza degli alimenti.
Infine, José Bové del Gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, Christophe Morvan della Fondation Sciences Citoyennes, Cinzia Scaffidi a nome della Task Force Italiana anti-OGM e Jose Manuel Benitez (COAG) porteranno il loro contributo alla Tavola Rotonda sulle soluzioni da adottare per garantire sistemi agroalimentari sostenibili e sicuri.
Sarà disponibile un servizio di traduzione in italiano, inglese, francese e spagnolo. (Parmadaily)
9 novembre 2012