Alla Camera ddl anti-corruzione: in aula l’incognita del voto segreto
Il disegno di legge anticorruzione approda in Aula alla Camera dopo un travagliato percorso nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali e a quasi un anno dall’ok del Senato, 1115 giugno 2011.
È un testo completamente rivoluzionato rispetto a quello arrivato da Palazzo Madama e riscritto dal ministro Paola Severino che per ottenere il via libera delle commissioni sul suo testo, è arrivata a minacciare le dimissioni.
«In questo ddl non c’è nulla che non sia stato ispirato dal desiderio di mettere in fila valori di rilevanza costituzionale collegandoli a sanzioni proporzionate», spiega in Aula il ministro che promette di «dare coerenza al sistema». Quanto all’aspetto delle pene, su cui è ancora aperto il confronto, secondo il Guardasigilli «la scala dei valori è abbastanza ben delineata. Vorrei si evitasse, nell’interesse del Paese e per avere una normativa coerente, una altalena di pene che non siano in scala con i valori. La discussione è aperta – aggiunge – ma mi aspetto che dopo il ritiro degli originari emendamenti si trovi una soluzione che le coordini».
Nonostante le assicurazioni e gli auspici del ministro, però, il prosieguo dell’iter è tutt’altro che scontato. Tanto più che sul testo pesa l’incognita del voto segreto che potrebbe essere chiesto, visto che si tratta di una materia che riguarda la libertà della persona. E non è escluso che il Pdl ne faccia
uso. Se la maggioranza, col ministro Severino, ha trovato, in extremis, un accordo sui nodi del «traffico di influenze» e della «corruzione per l’esercizio della funzione», molti restano i fronti aperti. E, anche per questo, sarebbero in corso contatti all’interno della maggioranza. Tra i punti sui quali si starebbe discutendo, tra l’altro, ci sarebbe quello dell’emendamentoGiachetti, approvato in commissione con il parere contrario del governo, che restringe la possibilità per i magistrati di assumere incarichi fuori ruolo.
Al di là di questa norma sono diversi i punti critici che vedono la maggioranza con posizioni molto distanti al proprio interno. Sia il Pd che il Pdl chiedono, infatti, modifiche e le presenteranno oggi, quando alle 16 scadrà il termine per gli emendamenti. Non a caso il Pdl si è astenuto sul testo Severino in commissione con l’auspicio – dichiarato dal capogruppo Costa – che il testo possa essere migliorato in Aula. Il partito ripresenterà così gli emendamenti ritirati in commissione: quelli per abbassare i minimi della pena o le riformulazioni sul «traffico di influenze» e «la corruzione tra privati». Ma anche il cosiddetto salva-Ruby, l’emendamento di Francesco Paolo Sisto che «concretizza» il reato di concussione solo nel caso in cui ci sia un’utilità «patrimoniale».
«Nella ridefinizione del reato di concussione – assicura però la Severino – si è fatta una scelta che prescinde dai processi in corso. Se il legislatore dovesse infatti ogni volta farsi carico di quello che accade nelle aule giudiziarie non farebbe niente», spiega.
Sul fronte Pd ci saranno emendamenti per il raddoppio dei tempi di prescrizione e su forme più stringenti delle misure interdittive. Si chiede poi che la concussione – nel testo attuale a carico solo del pubblico ufficiale che costringe con violenza o minaccia – venga estesa anche all’incaricato di pubblico servizio. Resta contrarissima l’Idv che ha votato no al testo in commissione e accusa il governo di aver cancellato il reato di concussione per induzione, cioè la «dazioneambientale» che, spiega Di Pietro, «era molto usato durante Mani Pulite».
Detto ciò non è comunque escluso l’utilizzo della fiducia per evitare incidenti di percorso. Ipotesi che entrerebbe in campo, però, dopo la votazione di una parte del testo e in particolare sul testo Severino, sul quale di fatto la ministro ha già chiesto una sorta di fiducia tecnica in commissione.
Mf – 29 maggio 2012