L’influenza aviaria comincia ad impensierire, anche se la parte più grossa dell’infezione è localizzata ai confini tra Lombardia e Veneto. L’allarme ieri è scattato nel Mantovano dove si sono verificati tre nuovi casi, in una filiera che ha un’appendice anche veneta: 90mila tacchini (maschi di circa 20 chili l’uno) destinati all’abbattimento (e alla distruzione delle carcasse) per un valore commerciale di 2 milioni di euro. E quel che si comincia a temere è che l’infezione possa avere l’escalation del 2005, quando alla fine dell’epidemia i polli abbattuti furono oltre 16 milioni, con un danno economico di 55 milioni di euro. Un servizio sul Gazzettino di oggi fa il punto della situazione. Ma quello del Mantovano non è l’unico fronte aperto.
In questi giorni due allevamenti rurali di Sona (nel Veronese) e di Maserada (nel Trevigiano) sono stati distrutti miglia di tacchini. La Regione, con il settore veterinario diretto dal dottor Giorgio Cester sta monitorando passo passo la situazione e oggi ci sarà una videoconferenza tra il ministero della Salute e le Regioni interessate. Non si esclude che per arginare il fenomeno vengano chiuse le frontiere tra Regioni, come accadde nel 2005. Ogni Regione dovrà in questop caso mantenere i propri polli (ma anche tacchini, anatre, fagiani e faraone) all’interno del proprio territorio, evitando di portarle a macellare fuori Regione. Ieri il dirigente dell’Unità di progetto veterinaria ha inviato un decreto con il quale autorizza una zona di restrizione di un chilometro attorno al focolaio di Sona. In giornata era arrivato anche un allarme in un allevamento di Pordenone, ma gli esami condotti dall’Istituto zoo profilattico delle Venezie, centro di referenza nazionale, sono alla fine risultati negativi. E’ impressionante la mole di esami che IzsVe di Legnaro sta conducendo in questi giorni per garantire sicurezza all’intera filiera. Sèpetta poi al Crev, sempre dell’IzsVe, garantire i piani di intervento e prevenzione
Leggi tutto l’articolo del Gazzettino di oggi
5 ottobre 2012