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Allarme aviaria, altri due focolai ad alta patogenicità nella Bassa Padovana in allevamenti di broiler e faraone: convocata l’unità di crisi regionale, scattano le misure

Dopo il primo focolaio di aviaria H5N1 ad alta patogenicità rilevato il 13 novembre a Sant’Urbano in un allevamento di tacchini da  carne, nello stesso Comune oggi, venerdì 17 novembre, ne sono stati confermati altri due, in un allevamento di broiler di quasi 100mila capi e in uno di faraone. I numeri sono significativi: sono infatti già stati abbattuti 21.500 tacchini, 98mila polli e 20mila faraone. Il rischio di allargamento del fronte della malattia ha portato le autorità sanitarie regionali a convocare un’unità di crisi.

Unità di crisi in Regione: «È una malattia ad elevatissima contagiosità e letalità»

Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 6 Euganea, lo sottolinea subito: «È una malattia ad elevatissima contagiosità e letalità (degli animali)». Da qui la necessità di misure tanto immediate quanto drastiche: dopo quello registrato lo scorso martedì a Sant’Urbano, sempre nel medesimo Comune della Bassa Padovana sono stati comprovati altri due focolai di influenza aviaria. Importanti, peraltro: alla luce dell’alta patogenicità rilevata, infatti, le autorità sanitarie regionali hanno convocato nel pomeriggio di venerdì un’unità di crisi – guidata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – per decidere le azioni da compiere per contenere la diffusione del virus, in grado di generare epidemie acute e di abbattere nel giro di poche ore (causa insufficienza respiratoria) il pollame da allevamento.
La zona di protezione

Per comprendere l’entità della problematica bastano i dati forniti dal dottor Sbrogiò: «Sono già stati abbattuti 21.500 tacchini, 98mila polli e 20mila faraone». All’insorgere dei primi casi l’Usl 6 Euganea ha immediatamente preparato le contromosse, attivando il protocollo di sicurezza contro l’influenza aviaria, che consiste principalmente nella creazione di due aree a cerchi concentrici: il più piccolo, del raggio di massimo tre chilometri dall’«allevamento zero», rappresenta la zona di protezione, mentre quello con un raggio di dieci chilometri delimita la zona di sorveglianza. E per entrambe sono previste specifiche misure da applicare: in quella di protezione, ad esempio, l’autorità competente – in questo caso proprio l’azienda sanitaria locale – non solo è chiamata ad eseguire ed aggiornare l’elenco degli allevamenti presenti, ma vieta anche il trasferimento dalle aziende di uova e pollame e soprattutto può effettuare l’abbattimento preventivo degli animali al fine di prevenire la diffusione della malattia. La quale, peraltro, può anche contagiare l’uomo, sebbene Luca Sbrogiò si affretti a specificare: «Quella di un nuovo salto di specie (come accaduto per il Covid, ndr) è una possibilità remota ma non impossibile, legata alla promiscuità con la fauna avicola infetta».

 

Torna l’aviaria, focolaio ad alta patogenicità in allevamento di tacchini da carne da 20mila capi nella Bassa padovana. Innalzato il livello di attenzione: misure straordinarie su tutto il territorio regionale

 

NOTA REGIONE VENETO Focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) in provincia di Padova. Misure di
straordinarie prevenzione e controllo sul territorio regionale.

 

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