I dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie italiane sono passati in pochi anni da 180 a circa 140, sulla scia di sempre più stringenti politiche di revisione della spesa che hanno prodotto anche l’accorpamento di alcune Asl.
A dare l’allarme è la Società italiana di igiene, medicina preventiva e Sanità pubblica (Siti) che nella prima convention nazionale dei direttori dei Dipartimenti di prevenzione delle Asl, a Bologna, ha posto con forza la necessità di un rilancio in vista di un riordino che rischia di produrre un ulteriore svuotamento di queste strutture, complice l’urgenza della spending review. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con Simevep (Società italiana di medicina veterinaria preventiva) e Snop (Società nazionale degli operatori della Prevenzione).
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Ma la spending review non é l’unico rischio a cui vanno incontro queste strutture tecnico funzionali delle aziende unità sanitarie locali preposte alla prevenzione e promozione della tutela della salute. Un altro rischio attuale è quello di svuotare i dipartimenti di prevenzione della loro imprescindibile funzione, attribuendo le diverse competenze ad altre articolazioni dello Stato.
«I direttori dei Dipartimenti di prevenzione non si vogliono sottrarre a misure di revisione della spesa – sottolinea Sandro Cinquetti, coordinatore del Collegio operatori della SItI – delle quali peraltro sono già stati protagonisti, ma contestano che tali misure vengano adottate con modalità che non garantiscono i diritti dei cittadini. I Dipartimenti di prevenzione sono stati già tagliati del 25%, seguendo anche le sorti delle aziende sanitarie accorpate, e sono passati in 6-7 anni da 180 a circa 140. Non possiamo accettare una spending review che svuoti i Dipartimenti di prevenzione della loro imprescindibile funzione».
La preoccupazione riguardo alla tenuta futura dei servizi è molto forte. Un politica più lungimirante, secondo la Siti, dovrebbe invece ragionare in un’ottica di rafforzamento, anche alla luce dei recenti avvenimenti dell’Ilva di Taranto. «Il settore, da sempre sotto finanziato – sottolinea Michele Conversano, presidente della Siti – è oggetto di ulteriori forti ridimensionamenti in varie regioni italiane dove non si comprende che la prevenzione e la promozione della salute rappresentano oltre che un fattore di crescita sociale e culturale della società anche un elemento di sviluppo economico sia indirettamente in termini di eventi sanitari evitati, sia direttamente tramite gli investimenti in sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro, nonché per la tutela della salute dei cittadini/consumatori».
Inoltre, spiega la Siti, i tentativi in atto di smontarne le varie componenti facendole afferire ad altri livelli statali (i veterinari al ministero delle Politiche agricole, la sicurezza sui luoghi di lavoro a una agenzia nazionale) costruiscono un elemento di forte indebolimento delle tutele e dei diritti per la salute dei cittadini.
Altro punto dolente sono i finanziamenti nel campo della prevenzione. Nell’ambito del fondo sanitario nazionale il 5% della spesa sanitaria destinato alla prevenzione collettiva va interamente impiegato nel settore (primo Livello essenziale di assistenza – Lea) per assicurare gli strumenti indispensabili al funzionamento e il turn over necessario.
La proposta: realizzare, entro l’anno, in collaborazione con il Governo, le Regioni e gli Enti locali, una Conferenza nazionale per il rilancio del sistema nazionale, regionale e locale della prevenzione.
La Siti ha ribadito che “la prevenzione e la promozione della salute sono materie multiprofessionali”. E’ da questo modello che bisogna ripartire per arginare gli accorpamenti e rilanciare “i dipartimenti di prevenzione”.
I promotori della convention hanno poi evidenziato i punti salienti su cui concentrare l’attenzione. “Innanzitutto – ha spiegato Fausto Francia, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna – che la prevenzione e la promozione della salute sono materie multidimensionali, interdisciplinari e multiprofessionali che trovano nel dipartimento, così come previsto dalla legge, la modalità operativa ed istituzionale ideali. In secondo luogo, i tentavi in atto di smontarne le varie componenti facendole afferire ad altri livelli statali costituiscono un elemento di forte indebolimento delle tutele e dei diritti per la salute dei cittadini”.
E’ quindi sulla base di questi elementi che la Siti chiede una maggiore integrazione tra le varie discipline della prevenzione e della sicurezza tramite l’adozione di percorsi assistenziali trasversali focalizzati sulla presa in carico globale dei problemi sanitari delle comunità locali. “Occorrerebbe quindi – ha concluso Francia – perseguire sempre più nuove modalità di lavoro costruite sull’analisi epidemiologica dei problemi di salute, sull’appropriatezza degli interventi basati sulle evidenze scientifiche, sulla categorizzazione e la comunicazione del rischio, nonché sulla partecipazione dei cittadini”.
Sole 24 Ore sanità – 7 aprile 2013