«No vaccino, no nido». L’Emilia-Romagna arriva per prima e reintroduce senza tentennamenti l’obbligo di proteggere i bambini all’inizio del percorso educativo. Un grande consenso ha sostenuto la legge passata ieri in Consiglio, con l’astensione di Sel e centrodestra. Contrari i Cinque Stelle. Ha prevalso un concetto: «Tu, genitore, sei libero di scegliere, ma non di mettere a repentaglio la vita dei compagni di tuo figlio».
L’assessore alla sanità Sergio Venturi è molto soddisfatto: «Noi siamo stati sempre convinti di tenere la linea dura. La situazione è critica. Non vogliamo rivedere malattie scomparse. Altre Regioni dovrebbero seguire il nostro esempio perché il rischio è alto. La comunità medica e le famiglie sono d’accordo». L’obbligo riguarda le quattro punture base, difterite, poliomelite, tetano ed epatite B, offerte in un’unica soluzione. Le altre presenti nel calendario dell’infanzia sono definite «raccomandate», ma non perché ritenute meno importanti. Di morbillo e pertosse si può morire.
Il nuovo corso prenderà il via col prossimo anno scolastico, in questi mesi verranno organizzate iniziative di formazione per preparare il personale all’impatto con i genitori da convincere. In Emilia-Romagna per il secondo anno consecutivo la copertura delle «obbligatorie» in bambini di 24 mesi si è mantenuta sotto la soglia del 95%, quella ritenuta minima per evitare l’infezione dei piccoli che per ragioni di salute (i leucemici ad esempio) non hanno potuto fare profilassi. La media delle province è 93,4%, si salvano solo Piacenza, Parma e Imola. Il governatore Stefano Bonaccini è diretto: «Non si può tornare a morire di malattie scomparse». Il batterio della difterite è stato isolato nei linfonodi di un bimbo che per fortuna non si è ammalato. Segno che sta circolando. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, ne è convinto: «Auspico una legge nazionale varata dal Parlamento».
La situazione è pericolosa in tutta Italia, con una media di copertura poco superiore al 93%-93,5%. Peggiore il bilancio delle «raccomandate», compresa l’antimorbillo, caduta a 85,3%. Le percentuali sono scese anche in Regioni che costituivano il fiore all’occhiello del Paese. Il Veneto nel 2007 ha promulgato una legge di abolizione dell’obbligo. Il segno di civiltà ha un prezzo salato. Oggi assiste a una fuga dalle vaccinazioni senza precedenti, complici la propaganda a-scientifica delle associazioni contrarie: 91% di vaccinati contro le 4 malattie storiche. «Crediamo nell’efficacia di un modello basato sull’adesione consapevole — afferma Francesca Russo, responsabile della prevenzione veneta —. Abbiamo un sistema di controllo che ci consente di intervenire nelle realtà che non rispondono, Comune per Comune».
L’ipotesi di ripristinare politiche coercitive sta risorgendo in Piemonte, Marche, Toscana, ancora alle prese con i casi di meningite, e Umbria. È un passo faticoso, bisogna essere in grado di mantenerlo con l’azione di servizi all’altezza. L’obbligo di presentare la certificazione vaccinale per entrare a scuola è stato abolito nel ’99: il diritto allo studio è stato considerato prevalente rispetto alla salute. I presidi devono accettare i bambini e possono inviare alla Asl l’elenco degli iscritti. Indicazione che si è persa per strada.
Il Corriere della Sera – 23 novembre 2016