Grandi elettori. E grande sconfitta, per Forza Italia. Il partito di Berlusconi resta fuori dalla terna che giovedì prossimo scenderà a Roma per partecipare all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, in rappresentanza del Veneto (le stanze all’hotel «Al Senato» sono già prenotate).
Un esito a sorpresa, che vede gli azzurri, temporaneamente riuniti dopo un vertice ad hoc tra il coordinatore regionale Marco Marin e i due speaker Leonardo Padrin (Fi) e Piergiorgio Cortelazzo (Fi per il Veneto, leggasi ex An), soccombere sotto i colpi dello sbeffeggiato (da loro) Nuovo Centro Destra, passato all’incasso dei voti del Pd, in una riedizione lagunare dell’alleanza di governo, ma pure della Lega, che evidentemente in vista delle Regionali tiene in considerazione più gli alfaniani che i berlusconiani. Risultato: il presidente del consiglio Valdo Ruffato, forte di 31 voti, ritorna per la seconda volta in parlamento tra i «grandi elettori», così come il governatore Luca Zaia, pure rieletto con 31 voti esatti (entrambi parteciparono al Napolitano bis), mentre Piergiorgio Cortelazzo, l’alfiere dei forzisti, non va oltre 14 voti e resta a casa. A chiudere la terna, in rappresentanza dell’opposizione, sarà il capogruppo del Pd Lucio Tiozzo, a cui sono andate 22 preferenze, 11 delle quali «singole» dai compagni di partito, come da accordi presi con Fi (era infatti possibile esprimere due nomi), mentre non ha avuto seguito la proposta lanciata dal leghista Maurizio Conte di eleggere una donna, scegliendo tra le sole tre presenti in aula.
Ruffato non rigira il dito nella piaga e vola alto («Il voto trasversale che ho ottenuto è il riconoscimento della gestione imparziale del consiglio di questi anni»), Cortelazzo è furibondo e sibila un funereo «in bocca al lupo agli eletti ma la storia della rappresentanza “istituzionale” è una presa in giro bella e buona: sappiamo tutti a chi risponderanno Zaia, Ruffato e Tiozzo e stupisce che i leghisti abbiano appoggiato Alfano, quello di Mare Nostrum », mentre Padrin non nasconde che il fattaccio, tutto politico, avrà pesanti ripercussioni: «Serve un chiarimento in maggioranza perché mi pare evidente che se Forza Italia ha ritrovato la sua unità, lo stesso non vale per la coalizione. Sono stati fatti giochetti strani lungo l’asse Ncd-Pd-Zaia». Basta fare due conti, per accorgersene: Lega, più le due Fi, più Ncd più i fuoriusciti del Misto contavano ieri 35 voti al netto delle assenze, su 57 consiglieri presenti. Ora è evidente che se a Cortelazzo sono andati 14 voti, e si vuol credere a Fi che dice di avergli dato tutti i 10 a sua disposizione (i «padriniani» avrebbero mostrato le schede per evitare illazioni), a mancare sono stati i voti dei leghisti, e parecchi, andati su Ruffato insieme a quelli dell’opposizione. Ma il capogruppo della Lega Federico Caner non ci sta a passare per il colpevole: «Avevamo chiesto a Fi e Ncd di darci un nome: al mattino ne avevano tre, al pomeriggio due. E a quel punto ognuno ha votato come gli pareva». Certo non aver mai fatto una riunione di maggioranza sull’argomento, affidandosi al mercanteggio sottobanco, non ha aiutato. E intanto l’orizzonte si fa nero. La prima rappresaglia è già partita ieri sera, sulla legge elettorale, con i forzisti pronti ad appoggiare il ballottaggio chiesto proprio da Ncd, che pare faccia venire i sudori freddi a Zaia. Se la godono gli alfaniani: comunque vada, per loro è sempre andata bene.
Ma.Bo. – Corriere del Veneto – 21 gennaio 2015