L’ultimo caso è stato segnalato ventiquattro ore fa: a Brindisi, dove lunedì la sindrome emolitico-uremica (Seu) è stata diagnosticata a un quindicenne. Si tratta della conseguenza di un’infezione da ceppi particolari di Escherichia Coli, capaci di produrre una potente tossina. Con il giovane boy scout ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale “Perrino” sale dunque a 12 la quota di bambini e adolescenti che, tra il primo luglio e il 19 agosto, sono stati colpiti dall’infezione, causata da un particolare ceppo batterico poco diffuso, ma in grado di provocare gravi conseguenze nei bambini. Tre le aree finora interessate: il litorale e l’entroterra barese, la costa ionica della provincia di Taranto e alcuni Comuni della Valle d’Itria, al centro tra le province di Bari, Brindisi e Taranto.
SINDROME EMOLITICO-UREMICA – Dai villi intestinali all’endotelio dei vasi renali, sfruttando la circolazione sanguigna. È questo il percorso che compie la verocitotossina, responsabile della manifestazione clinica della sindrome emolitico-uremica, diagnosticata con certezza in presenza di: anemia, insufficienza renale e riduzione del numero di piastrine circolanti. L’infezione, diffusa nell’ordine di poche migliaia di casi all’anno in tutta Europa, può colpire adulti e bambini. Questi ultimi, però, sono più suscettibili al contagio e all’effetto sistemico della tossina, con possibili danni a carico dei reni – gli affetti sono spesso costretti alla dialisi – e del sistema nervoso. Nonostante siano numerosi i sierotipi Vtec finora isolati, soltanto un ristretto numero di essi è associato alla maggioranza dei casi umani di malattia: in particolare O 157, 26, 111, 103, 145. Fu una variante particolarmente virulenta, il sierotipo O104:H4, a causare nel 2011 l’epidemia di Escherichia Coli in Germania: in quel caso fu il consumo di germogli di fieno greco crudi a fungere da vettore dell’infezione.
VERSO UN’EPIDEMIA – Gli specialisti predicano cautela, ma il sospetto che possa trattarsi di un’epidemia è sempre più concreto, visto il numero crescente di casi in una limitata area geografica. «Sebbene sia estate, stagione in cui notoriamente si registra un aumento dei casi di malattia, quanto sta accadendo in Puglia fa sospettare una possibile origine comune dell’infezione – spiega Gaia Scavia, ricercatore del dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del registro nazionale della sindrome emolitico-uremica -. L’invito che rivolgo a tutti i genitori, in particolare a coloro i quali al momento soggiornano in Puglia o sono reduci da una vacanza in quelle zone, è quello di non sottovalutare la diarrea nei propri figli, soprattutto se accompagnata da perdite di sangue. Altri sintomi che possono far sospettare l’infezione da Escherichia Coli Vtec sono: riduzione della diuresi, pallore e astenia». Per quanto manchino ancora alcuni riscontri per raggruppare i 12 casi nell’ambito di un’unica epidemia, i numeri consigliano prudenza. Nell’ultimoreport sulla sindrome emolitico-uremica, infatti, furono descritti quaranta casi in un anno, poco più del triplo rispetto a quelli diagnosticati soltanto nell’ultimo mese e mezzo. In quel caso a essere più colpite furono le regioni del Nord Italia, dove sono maggiormente concentrati gli allevamenti bovini.
QUAL È LA FONTE? – L’allerta, partita dall’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, è stata diffusa a tutti i centri nazionali e all’ European Centre for Disease Prevention and Control, sebbene nessun caso di malattia sia finora stato segnalato negli altri Paesi europei. L’Istituto Superiore di Sanità, in stretta collaborazione con il dipartimento di igiene dell’Università di Bari, l’Osservatorio epidemiologico regionale pugliese, il Ministero della Salute e l’Arpa, sta portando avanti l’indagine epidemiologica che punta a individuare la causa dell’infezione. Soltanto ipotesi, per adesso: più rivolte al mondo della zootecnia che a un possibile inquinamento delle acque. L’Escherichia Coli Vtec, infatti, alberga principalmente nell’intestino dei ruminanti, in grado di eliminare il microrganismo senza avvertire sintomi. Così l’ingestione di carne contaminata poco cotta e il consumo di latte crudo non pastorizzato possono favorire la trasmissione dell’infezione. Non è un caso che a più riprese, negli Stati Uniti, la Seu sia stata rinominata hamburger disease (malattia da hamburger), proprio perché gli affetti denunciavano di aver consumato carne macinata poco cotta. Da escludere, in tutti i casi riscontrati in Puglia, la trasmissione secondaria tra persone: frequente soprattutto tra genitori e figli.
LA PREVENZIONE – Le comuni norme di sicurezza alimentare sono alla base della prevenzione. Perciò gli esperti consigliano di lavare bene le mani e gli utensili dopo il contatto con gli alimenti, evitare il consumo di carne poco cotta (specialmente macinata o il carpaccio), assumere acqua potabile, non consumare latte crudo non pastorizzato. Particolare attenzione è necessario riporre anche alla contaminazione crociata, frequente quando si usa un utensile (coltello, tagliere), precedentemente a contatto con la carne cruda, per manipolare alimenti pronti per il consumo (frutta, insalata).
Seu: assessore, è tutto sotto controllo. ‘Non c’è stata l’esplosione dell’infezione’
”La situazione della Sindrome Emolitico Uremica (Seu) in Puglia è sufficientemente sotto controllo. Non c’è stata la temuta esplosione”. Lo spiega l’assessore pugliese al Welfare, Elena Gentile. ”Dal 4 giugno a ieri sera sono stati in tutto 16 i casi, con i primi sei 6 già dimessi”, aggiunge Cinzia Germinario, dell’Osservatorio epidemiologico. La Seu e’ un’infezione intestinale che colpisce prevalentemente i bambini e si manifesta con diarrea anche con sangue nelle feci e vomito.
Corriere della Sera e Ansa – 21 agosto 2013