«Quella che doveva essere una riorganizzazione dettata da esigenze di razionalità, efficienza e di una migliore gestione, si sta trasformando in un disastro senza precedenti»
E questo «a causa dei conflitti tra le diverse sigle di rappresentanza delle aziende agricole e conflitti fra le associazioni provinciali degli allevatori (Apa) e l’Associazione regionale degli allevatori (Arav)». Il mondo di riferimento è quello delle associazioni preposte a controlli funzionali, assistenza tecnica, analisi qualitativa degli alimenti e dei prodotti zootecnici. E mentre lo scontro interno si fa sempre più aspro, arrivando a mettere in discussione anche la leadership regionale di Coldiretti, i sindacati lanciano l’allarme (ci sono da gestire due licenziamenti e della cassa integrazione) sul processo di regionalizzazione delle associazioni allevatori venete.
Un progetto che non è mai stato digerito, «è stato calato dall’alto senza alcuna condivisione» sottolinea un allevatore, sfociato in una lotta di potere fra le due principali territoriali, Treviso e Padova, contro il vertice regionale dell’Arav. Sullo sfondo un anno vissuto a colpi di dispetti e diktat, con le due Apa virtuose (Treviso e Padova) che contestano la gestione regionale affidata a Luigi Sambugaro (presidente) e Achille Asti (direttore), e risorse pubbliche (circa 4 milioni di euro) che escono dalle casse della Regione (anche se si tratta di fondi derivanti in buona parte da trasferimenti statali) per finanziare l’attività dell’Arav e delle sette Apa provinciali. Un quadro che gli stessi sindacati definiscono «desolante».
L’accentramento, con l’esclusione della funzione di assistenza tecnica, dei compiti delle sette provinciali in un’unica struttura regionale puntava a una gestione più efficiente ma più di qualcosa pare non aver funzionato. Qualche territoriale ha bilanci non approvati dai revisori dei conti e quelle in attivo non vogliono coprire questi buchi. «A pagare le conseguenze dello scontro in atto sono in primo luogo i lavoratori dipendenti» dicono i sindacati che oggi incontreranno i vertici di Coldiretti Veneto e poi l’assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato.
«Sia sotto il profilo economico, in alcune situazioni gli stipendi sono pagati con un ritardo di 2 o 3 mesi, sia professionale per la caotica e sconclusionata gestione del lavoro». Ma anche il sistema associativo mostra crepe profonde: sui 125mila capi controllati, complessivamente, 20mila sono già “usciti”. Per Coldiretti Veneto il tasto è dolente: il presidente regionale, Giorgio Piazza, è stato messo in discussione.
Manzato deve risolvere la grana e intanto ha annunciato lo stop ai fondi fino a quando il fronte non sarà pacificato
Il Mattino di Padova – 25 settembre 2012