Bovini avvelenati dagli oleandri. Residui di potatura di piante sono finiti nel cibo del bestiame uccidendo diversi animali. I casi si sono verificati a ripetizione. Immediato l’intervento del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 15 Alta Padovana. Dagli accertamenti effettuati dal personale medico è emerso che nell’ultimo mese si sono verificati due casi di avvelenamento che hanno portato alla morte 7 bovini. Dopo le analisi si è capito che gli animali avevano ingerito accidentalmente delle foglie di oleandro.
A giugno i veterinari dell’Ulss 15 sono stati allertati a seguito della morte di due bovini in una piccola stalla a San Giorgio delle Pertiche. L’indagine epidemiologica ha escluso eventuali malattie infettive, portando a supporre una intossicazione. Nella mangiatoia è stata riscontrata la presenza di foglie di oleandro provenienti dalla potatura di un giardino, inavvertitamente finite nel cibo del bestiame. Nonostante l’intervento e l’adozione di un’idonea terapia, dei quattro bovini presenti nella stalla, due sono morti. Una settimana fa un caso analogo si è registrato a Curtarolo, con il decesso di cinque bovini anch’essi morti per aver ingerito residui di oleandro. Così spiega il direttore responsabile del dipartimento di prevenzione Uiss 15 Anselmo Ferronato: «Non è il caso di diffondere eccessivi allarmismi – ha detto – ma è importante che almeno i possessori di piante di oleandro, come anche i genitori che portano i bambini nei giardini o i proprietari di animali, siano ben consci della pericolosità di questa pianta, che è molto diffusa nei nostri giardini. Una pianta che può essere tossica, per ingestione diretta di qualsiasi sua parte, ma anche per infusione ed per inalazione del fumo di combustione». L’oleandro è un arbusto sempreverde che produce per quasi tutto l’anno vistosi fiori colorati, ma è anche una pianta velenosa che, come nei casi specifici, può diventare molto pericolosa. Di qui la necessità di sensibilizzare la popolazione. La tossicità della pianta, ben nota agli addetti ai lavori, è poco conosciuta o almeno sottostimata dalla maggior parte delle persone.
Il Gazzettino di Padova – 28 giugno 2016