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Alto Adige. «Così gli arcosauri non si sono estinti». Evoluzione, una ricerca del Muse svela il mistero degli antenati di uccelli e coccodrilli

Com’è stato possibile che gli arcosauri, gli antenati di quelli che oggi sono uccelli e coccodrilli, siano sopravvissuti alla più grande catastrofe biologica di tutti i tempi, l’estinzione di massa che si abbattè sul pianeta alla fine del Permiano, 250 milioni di anni fa?

La risposta all’interrogativo arriva da un team che unisce ricercatori del Muse, dell’università di Birmingham (Gran Bretagna) e del Saurierwelt Paläontologisches Museum di Neumarkt (Germania), pubblicata su «Plos One», rivista internazionale tra le più famose nel mondo accademico.

La crisi biologica della fine del Permiano — dovuta secondo le attuali teorie a un cambiamento ambientale graduale seguito da un evento catastrofico di grande portata — causò l’estinzione di più del 90% delle specie marine e del 70% dei vertebrati terrestri allora esistenti. La portata di quell’evento è tale che viene usato nella comunità scientifica per stabilire il punto di passaggio dal Permiano all’era successiva, il Mesozoico, che comunemente chiamiamo «Era dei dinosauri».

Gli arcosauri — da cui poi sono discesi i coccodrilli, gli uccelli e i dinosauri più «tradizionali» a cui ci hanno abituato libri di testo e trasmissioni scientifiche — sono però riusciti non solo a sopravvivere alla catastrofe ma, come dimostra lo studio, anche a diversificarsi durante quel periodo. Finora rimaneva tuttavia inspiegabile il modo in cui avessero evitato l’estinzione, toccata invece a quasi tutti gli esseri viventi loro contemporanei.

Il team di ricercatori, guidato dai paleontologi del Muse Massimo Bernardi e Fabio Massimo Petti, ha analizzato tracce fossili provenienti dalla regione dolomitica (in particolare dall’area del sito paleontologico Geoparc Bletterbach, in Alto Adige), dalla Germania, dalla Tanzania e dal Sudafrica. Dallo studio è emersa un’inattesa diversità nelle forme e nei tipi di locomozione dei rettili preistorici e soprattutto la loro distribuzione su buona parte di quelle che all’epoca erano le terre emerse del Permiano.

I ricercatori sottolineano il fatto che «ancora una volta le montagne dolomitiche hanno dato risposta a interrogativi dibattuti su scala mondiale». «Se quelle poche specie di rettili di arcosauri non avessero superato la devastante estinzione di massa avvenuta circa 250 milioni di anni fa oggi non vedremmo alcun uccello svolazzare sulle nostre teste e nessun libro di paleontologia parlerebbe di dinosauri», spiega Bernardi.

Lo studio è stato finanziato da Muse, Provincia di Bolzano e Museo di scienze naturali dell’Alto Adige. Il successo, sottolineano i promotori, è stato possibile grazie anche alla capacità dei ricercatori di «far convergere abilità e campi di competenza diversi e spesso in competizione» in un «approccio multidisciplinare».

F. P. – Il Corriere del Trentino – 19 giugno 2015 

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