La sede della Sicilia a Roma? Un villino di lusso, costoso ma chiuso. E la Calabria paga 11 mila euro al mese per 450 metri quadri in centro. Per non parlare delle ‘rappresentanze’ a Bruxelles
Alle cinque del pomeriggio di una tiepida giornata primaverile romana, in via Marghera 36, a Roma, tutto tace. Il pesante portone dell’elegante villino è chiuso, il tricolore e la bandiera rossa e gialla sventolano leggeri. La sede capitolina del «Dipartimento degli affari extraregionali della Regione Sicilia» non appare in fervida attività. Eppure sarebbe orario di apertura al pubblico.
Quando diverse testate hanno riportato la notizia di una possibile nomina – da parte del governatore Rosario Crocetta – di Antonio Ingroia, magistrato e leader dell’ormai dismessa lista elettorale ‘Rivoluzione Civile’, quale responsabile dell’ufficio di rappresentanza della Regione Sicilia a Roma, siamo andati al Dipartimento per verificare l’attendibilità della notizia.
Negli stessi istanti in cui Crocetta smentiva, pur mantenendo aperta la possibilità di una futura collaborazione con Ingroia, i funzionari del Dipartimento degli affari extraregionali ci dicevano che, pur in orario di apertura al pubblico, non era possibile entrare nella sede e non era presente un responsabile abilitato a darci risposte.
La sede romana del Dipartimento siciliano degli affari extraregionali conta cinque funzionari, sei istruttori direttivi, tre collaboratori, tre operatori.
Secondo una delibera riportata dallo stesso sito web regionale, vi è una disponibilità di altri due posti vacanti per ulteriori due funzionari già di ruolo presso l’amministrazione. Non sarà Ingroia, insomma, ma il Dipartimento necessita di altri due funzionari che non aprano il portone a Roma.
Il dirigente dell’intero Dipartimento, Maria Cristina Stimolo è responsabile sia della sede palermitana, dove due dipendenti si occupano della logistica della sede romana, sia di quella romana, sia della sede di Catania, dove tre dipendenti si occupano degli “Affari Internazionali della Presidenza”.
Da un documento regionale si scopre anche che “due unità di personale” del dipartimento, da un anno, sono a Taormina, a Palazzo Ciampoli ?€“ “residenza signorile in stile catalano”, la descrive il sito del Comune di Taormina ?€“ a occuparsi del GECT ?€“ Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale.
La Sicilia non è l’unica regione dotata di sedi extraregionali. Ogni regione italiana ha una sua “ambasciatina” nella Capitale.
Le sedi di rappresentanza romane sono dislocate tutte in pieno centro storico, tanto pagano i contribuenti. Si va dalla sede della delegazione calabrese nell’elegante Piazza Campitelli ?€“450 metri quadri e 11.000 euro mensili d’affitto già nel 2010, un fitto calendario di appuntamenti quasi tutti dedicati ai Beni Culturali ?€“ al palazzo in via Barberini 11, dove hanno sede sia la delegazione umbra che quella dell’Emilia-Romagna. La Valle D’Aosta ha scelto il secondo piano Palazzo Ferrajoli, in Piazza Colonna, fronte Palazzo Chigi. La Campania ha scelto la discreta, seppur centrale, via Poli, alle spalle di Palazzo Marini, sede degli uffici della Camera dei Deputati.
Particolarmente curioso il fatto che a Roma abbia la sua ‘ambasciata’ anche la Regione Lazio, che ovviamente ha già la sua sede proprio a Roma. Tra l’altro a settembre scorso la giunta Polverini ha impiegato 45 mila euro solo per arredare questo appartamento nel centralissimo Largo Goldoni.
Le sedi romane talvolta fanno il paio con le ambasciate regionali all’estero: una volta erano addirittura 178, oggi sono ancora in utilizzo solo quelle a Bruxelles, dove c’è l’Unione Europea.
Che però resistono strenuamente, con il loro codazzo di dirigenti in trasferta: ad esempio la Basilicata. nell’ultimo anno ha rinnovato ed aumentato a 152.000 euro la cifra per la gestione dell’«Antenna» della Regione nella città belga.
Un milione e 280 mila euro annui sono necessari al mantenimento della sede romana e di quella belga della Regione Veneto, mentre i dipendenti in loco costano rispettivamente 737 e 377 mila euro all’anno: ma il governatore Luca Zaia non intende farne a meno. Zaia ha puntualizzato che tagli ce ne sono stati: via autista ed auto blu per la sede romana, ma l’appartamento a Via del Tritone -9 milioni di euro nel 2008 per l’acquisto – non si tocca.
E non si toccano nemmeno i marmi del pavimento dell’Ufficio di Bruxelles alle dirette dipendenze della Presidenza della Regione Sicilia: un’inchiesta di Live Sicilia del 2011 riportava le lamentele dell’allora dirigente Maria Cristina Stimolo, una retribuzione annua di circa 90.000 euro secondo i dati di trasparenza regionali, per quei pavimenti così freddi, non idonei al clima belga, in una sede costata 2 milioni 660.000 euro.
Repubblica – 6 aprile 2013