Ambiente. «Sanzioni Ue, il bilancio veneto è a rischio». Zanoni: con la legge di stabilità trattenute sui trasferimenti statali. Bottacin: «Solito pasticcio. Noi ricorriamo»
Sanzioni Ue: c’è il rischio che lo Stato trattenga a monte parte delle risorse destinate al Veneto, come paventa Andrea Zanoni, vicepresidente della commissione Ambiente, oppure fa bene la Regione Veneto a resistere, come sostiene l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin? Il tema è quello delle procedure di infrazione a carico dell’Italia.
«La Corte di Giustizia ci ha condannato una seconda volta nel dicembre 2014 – dice Zanoni – perché Stato e Regione Veneto per molte discariche di rifiuti non hanno proceduto alle bonifiche. Una condanna che ha portato, a livello nazionale, ad una sanzione da 40 milioni, più una penalità semestrale da 42,8 milioni, fino all’esecuzione completa della sentenza. Adesso la normativa prevede che ci sia una rivalsa da parte dello Stato nei confronti delle Regioni, tanto che il Veneto ha già ricevuto due lettere dal ministero dell’Economia in cui venivano chiesti i soldi e le ha impugnate. Solo che il quadro è cambiato, dal momento che la Legge di stabilità 2016 prevede che il procedimento di rivalsa possa avvenire ‘a monte’, trattenendo le risorse che lo Stato deve trasferire alle amministrazioni locali».
L’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, però non ha alcuna intenzione di pagare le sanzioni: «Bisogna capire chi deve pagare sul serio e noi stiamo ricorrendo alla giustizia amministrativa. Tra l’altro moltissime altre Regioni la pensano come noi. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, vale a dire il ministero dell’Economia e delle Finanze, tutte queste somme, per il Veneto 3 milioni 494 mila euro circa per nove siti, dovrebbero essere pagate dalle Regioni e quanto versato dallo Stato andrebbe considerato una mera anticipazione, con relativo avvio delle procedure di rivalsa nei confronti degli enti locali. Ma prima di pagare deve essere chiaro chi deve farlo, proprio secondo il principio europeo del ‘chi inquina paga’. Ebbene – dice Bottacin – il 26 maggio una nota del ragioniere generale dello Stato recita che “si può condividere la richiesta che, nelle more della definizione delle questioni aperte sia sospesa la decorrenza del termine di 90 giorni fissato nella nota di avvio della procedura di rivalsa” il cui protocollo è del 1° aprile 2016. Abbiamo quindi ragione ma dovremmo pagare lo stesso? Non vediamo altra soluzione che attivare il contenzioso».
IL Gazzettino – 7 agosto 2016