Uno studio ha riportato le richieste di assistenza ricevute dal Kansas State Veterinary Diagnostic Laboratory circa l’esposizione di cani e gatti a sostanze percepite dai proprietari come potenzialmente pericolose.
Si includevano 1616 chiamate telefoniche in un periodo di 3 anni (2009-2012). Le richieste avvenivano più frequentemente in estate. Erano coinvolti i cani nell’84,7% dei casi e i gatti nel 15,3%. Nel 95,5 % dei casi era segnalata l’esposizione orale, nel 3,7% l’esposizione cutanea, nello 0,6% l’inalazione e nello 0,2% l’esposizione parenterale.
Le sostanze più frequentemente segnalate erano i farmaci terapeutici, che rappresentavano il 35,4% dei casi, seguiti da sostanze chimiche dell’ambiente domestico (15,5 %); cibi (14,8 %); pesticidi (13,9 %); piante (12 %), sostanze chimiche industriali e fertilizzanti (3,6 %); cosmetici e prodotti per la cura personale (2,8 %) e tossine animali, di insetti e di microrganismi (2,1 %).
Benché le richieste di informazioni o assistenza non costituiscano una misura dell’incidenza degli avvelenamenti, possono fornire informazioni circa i tassi di esposizione relativi, identificare i cambiamenti del tipo di esposizione e le esposizioni emergenti, e riflettere la preoccupazione pubblica relativa a esposizioni realmente o apparentemente pericolose per i pet, concludono gli autori.
Vetjournal.it – 11 gennaio 2013