Ultimo round tecnico per il dossier pensioni. Con una convergenza di massima tra Governo e sindacati sull’anticipo pensionistico (Ape) fino a tre anni e sette mesi per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi che l’anno prossimo compiono 63 anni e hanno almeno 20 anni di contribuzione.
E anche sulla possibilità di effettuare ricongiunzioni gratuite dei diversi anni contributivi su gestioni Inps diverse (la spesa prevista è di 100 milioni e saranno esclusi i professionisti) nonché sul “bonus” 14esime, che riguarderà chi già oggi incassa questa una tantum annuale (1,4 milioni di pensionati) e una nuova platea di circa 1,2 milioni di pensionati aggiuntivi per effetto dell’innalzamento a 1.000 euro del tetto ora fissato a 750 euro. Distanze ancora non colmante, invece, sul “bonus” contributivo da riconoscere ai cosiddetti precoci (chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni) e sulle categorie alle quali garantire l’Ape a costo zero, ormai denominata “Ape sociale”. In quest’ultimo caso, infatti, il Governo punta a fissare il tetto per garantire l’anticipo gratuito a 1.200 euro netti (1.500 lordi) per disoccupati di lungo corso, disabili o lavoratori con carichi familiari importanti e basse soglie di reddito, mentre i sindacati spingono per alzare l’asticella a 1.650 euro lordi e inserire anche edili, macchinisti, infermieri e insegnanti della primaria.
Questi nodi dovranno essere sciolti nell’incontro politico fissato per mercoledì 21 settembre, al quale parteciperanno i leader sindacali e una delegazione del Governo formata dal ministro Giuliano Poletti (assente ieri) e il sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, con l’obiettivo di confezionare un’intesa sulle misure da inserire nella prossima manovra autunnale.
Ieri i sindacati convocati al ministero del Lavoro hanno appreso da Nannicini una serie di conferme sul “pacchetto previdenziale” che entrerà nella legge di Bilancio. A partire dall’Ape, che sarà come noto per tutti i lavoratori, compresi gli autonomi, con i requisiti contributivi per la vecchiaia e almeno 63 anni di età dal 2017. La misura avrà natura sperimentale per il prossimo biennio e dovrebbe essere finanziata con 4-600 milioni (su una dote complessiva che resta attorno ai 2 miliardi, anche se i sindacati chiedono di più). La platea potenziale, in attesa di leggere i documenti finali del Governo, è di circa 350mila lavoratori nel prossimo triennio. Il finanziamento privato dell’Ape sarà bancario con assicurazione in caso di pre-morienza, ma chi ha una posizione pensionistica complementare potrà accedere a una Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) per finanziare in tutto o in parte l’anticipo.
Sul fronte delle misure di rafforzamento delle pensioni in essere, come si diceva, la conferma riguarda l’utilizzo delle 14esime: verranno un po’ aumentate quelle già in pagamento (la media sarà di 80-100 euro) mentre con un’estensione della soglia minima da 750 a 1.000 euro si estenderà di 1,2 milioni la platea dei beneficiari (al costo di circa 600-800 milioni di euro in più all’anno). Questo intervento dovrebbe essere accompagnato da un allargamento del bacino dei beneficiari della “no tax area” allineandola a quella valida per i dipendenti; operazione che costerebbe 260 milioni l’anno.
Tornando al capitolo delle flessibilità i nodi da sciogliere restano sul “bonus” da riconoscere ai precoci, vale a dire se garantire o meno l’extracontribuzione di 4-6 mesi per ogni anno di lavoro svolto prima dei 18 anni (ma il problema è dei costi, visto che la platea è importante e non è chiaro neanche se si fisserà l’asticella per l’uscita in anticipo per questa categoria a 41 anni di contributi o a 41 anni e 10 mesi “abbonando” in questo secondo caso solo un anno rispetto ai 42 anni e 10 mesi previsti per la pensione anticipata degli uomini) e sugli usuranti, dove la semplificazione passerebbe per una limatura dei requisiti attuali sul lavoro notturno o su catena di montaggio (con un finanziamento di 100 milioni).
Sul fronte parlamentare, intanto, sembra rafforzarsi l’ipotesi di un’ottava salvaguardia per gli esodati non riconosciuti nelle sette in corso: si parla di 20-25mila soggetti e di una copertura resa possibile dal minor “tiraggio” delle ultime due salvaguardie in corso di pagamento all’Inps.
Davide Colombo e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 13 settembre 2016