«Ogni scusa è buona per fare strage di animali selvatici», denuncia la scrittrice Dacia Maraini. Mentre il campione d’immersione Enzo Maiorca si chiede retoricamente quale diritto hanno gli umani a compiere decimazioni contro altre creature viventi. Poi c’è il musicista Franco Battiato che si proclama in assoluto contrario alla caccia e il cantautore e attore David Riondino che si schiera a favore di chi finirà nel mirino delle doppiette. Sono solo alcuni dei nomi celebri che hanno firmato l’appello al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, perché fermi la proposta di legge che prevede l’abbattimento entro tre anni di 250 mila cinghiali, daini e caprioli.
Contro la «legge ammazzacinghiali», come è stata ribattezzata dagli animalisti la normativa voluta dall’assessore all’agricoltura Marco Cremaschi, hanno già firmato (insieme a Maraini, Battiato, Riondino e Maiorca), il biologo e politico Gianni Tamino, il musicista Stefano Bollani, il comico Giorgio Panariello, il filosofo Luigi Lombardi Vallauri. E ancora Susanna Tamaro, Antonio De Marco, Vincenzo Pardini, Sandro Veronesi.
Ieri a mezzogiorno, in Piazza della Repubblica cuore di Firenze, c’è stato un flash mob organizzato dalle associazioni animaliste. Gli attivisti, mascherati da cinghiali, da sparatori e da «frequentatori pacifici dei boschi», hanno simulato gli effetti della nuova legge. «Ovvero un disastro, una fucilazione di massa e pericolosa anche per la gente — spiega Massimo Vitturi della Lav — che gli scienziati dimostrano inutile perché da decenni si spara ai cinghiali e la popolazione aumenta e si sposta, per non essere massacrata, in zone urbane dove la caccia è vietata. Non solo: la legge propone di creare una filiera alimentare ad hoc, così sui banchi dei supermercati si troverebbe carne col marchio della Regione. Risultato? Boschi e animali selvatici ridotti a merce, a vantaggio esclusivo dei cacciatori, liberi di fare un’inutile strage». Secondo gli animalisti l’unica possibilità per fermare la proliferazione di ungulati è pensare a un progetto scientifico, con la reintroduzioni di predatori che ristabiliscano l’equilibrio naturale e (soluzione già in via di sperimentazione nel Parco naturale dell’Uccellina, in Maremma) un sistema per dispensare mangimi anti fecondativi».
L’assessore Marco Remaschi replica: «Abbiamo una densità di ungulati nel nostro territorio quattro volte superiore alla media nazionale e gli incidenti stradali provocati da questi animali dai 200 l’anno del 2013 sono passati a quasi mille. Rimborsiamo 2,5 milioni di danni agli agricoltori ogni anno ed è indispensabile fare qualcosa. In Toscana dobbiamo passare da 420 mila ungulati a meno di 150 mila. La filiera della carne? Un modo per garantire qualità e sicurezza. Il piano per diminuire l’aumento degli ungulati, previsto dalla legge, non è un “ammazzacinghiali” ma è stato studiato in collaborazione con l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale».
Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Chianti classico, descrive una situazione drammatica. «Bisogna fare presto — denuncia — ormai è un’invasione e se continua così non è solo in pericolo la produzione del Chianti ma lo stesso paesaggio toscano».
Marco Gasperetti – Il Corriere della Sera – 18 gennaio 2016