La denuncia del coordinamento protezionista vicentino dopo un grave fatto a Pugnello di Arzignano
Alle otto di mercoledì mattina, sette novembre, una residente di Pugnello, frazione di Arzignano, avvisava le guardie Zoofile dell’Enpa del ritrovamento di un capriolo in un appezzamento di proprietà, l’ungulato sarebbe stato gravemente ferito. È stata incaricata una volontaria Enpa ad effettuare un sopralugo, per rendersi conto delle condizioni dell’animale e successivamente, individuata la posizione, avvisare la polizia provinciale. Arrivata sul posto, la volontaria, si è trovata di fronte ad una scena raccapricciante, il capriolo un giovane maschio, era morente, con ampie ferite nella parte posteriore, le gambe spezzate con le ossa in evidenza, profonde lacerazioni nei fianchi, ha fatto in tempo ad allungarli qualche carezza per tranquillizzarlo, è morto guardandola negli occhi. Sentita la proprietaria del terreno, Lucia Molon, ha dichiarato che quella mattina, dopo le sette e mezza, aveva sentito latrare nelle vicinanze di casa sua, dalla finestra ha potuto notare che dei cani da caccia, si erano avventati su un animale e lo stavano dilaniando, è uscita di corsa allontanandoli ma oramai il povero capriolo era stato ferito in modo gravissimo. La volontaria, sentito il capo nucleo delle guardie Zoofile Enpa ha ricevuto disposizione di recarsi presso una clinica veterinaria, e chiedere degli esami post-mortem. In poche ore sono stati effettuati, radiografie ed autopsia, i risultati hanno dato ragione alla diffidenza della guardia, il giovane capriolo era stato si preso e sbranato dai cani da caccia, ma perché non riusciva a fuggire in quanto colpito da una fucilata sul fianco destro. Il colpo sparato da un’arma caricata a pallettoni, non è stato naturalmente mortale, il cacciatore che ha sparato ha commesso un gravissimo atto di bracconaggio, in quanto il capriolo in quella zona è protetto. Ma è illegale, e ancora più grave l’utilizzo di munizione spezzata, in quanto implica nella maggioranza dei casi il solo ferimento dell’ungulato, un gesto inqualificabile di una crudeltà inaudita, poichè porta il povero animale a morire tra atroci sofferenze. Ma non è finita, il veterinario ha potuto riscontrare anche una frattura su una zampa posteriore risalente a circa tre settimane prima, sempre provocata da una fucilata, di conseguenza, al giovane capriolo hanno sparato per ben due volte nel giro di venti giorni.
La Molon informata degli esami ha aggiunto: «Ho subito angherie di ogni genere, per tanti anni, possiedo un grande appezzamento di terreno collinare, dei cacciatori si erano avvicinati a casa con i cani spaventando i cavalli e tutti gli animali da cortile, sono uscita da sola, urlando, loro erano in quattro, uno si è avvicinato puntandomi il fucile alla tempia, ho avuto veramente paura, e nonostante li conoscessi, sono andata dai carabinieri ma alla fine non ho sporto denuncia, per evitare ritorsioni più gravi. Ma l’incubo non era finito – si legge nel comunicato del coordinamento protezionista vicentino – per difendermi ho pensato di recintare la mia proprietà, ma mi è costato caro, un cane mi è stato impallinato, altri due, morti avvelenati, è stata avvelenata ed è morta perfino la mia cavalla a cui tenevo moltissimo».
Il Giornale di Vicenza – 13 novembre 2012