Asl 10, tagliati anche i viveri. Olio, grana, addirittura i grissini. Poi la pasta, che verrà ridimensionata nella sua presenza sulle tavole dei malati. Al suo posto, spesso, ci dovrebbe essere la cara vecchia, e meno costosa, polenta. Ma sebbene qui siamo in terra di “polentoni”, i malati e le organizzazioni di tutela sono già in fermento. Lo stabilisce una direttiva del 12 settembre, già operativa in tutta l’Asl 10, che ha come oggetto il “Menù invernale”, rivolta a tutti gli interessati, coordinatori infermieristici e dietisti dell’Asl 10 che dovevano essere informati sull’entrata in vigore. Non saranno più disponibili vari generi alimentari, come si legge nella delibera in questione. «Per primi i grissini, seguiti da formaggio grana gratuggiato, formaggini, formaggio montasio».
Lo spiegano i vertici dei tribunali dei diritti del malato di San Donà e Portogruaro, «succhi di frutta, nettare di frutta, biscotti frollini monoporzione, crostatine alla frutta, tortine allo yogurt, acqua, quest’ultima fatta eccezione per le unità di Cardiologia, Trasfusionale, Radiologia, Oncologia, Dialisi e Pediatria. Inoltre, l’olio d’oliva verrà sostituito con l’olio di mais, gli yogurt e gli omogeneizzati di frutta dovranno essere richiesti in sostituzione alla porzione di frutta. E ancora, i limoni verranno distribuiti in tutti i tre presidi dalla cucina quotidianamente. Inoltre gli omogeneizzati di carne andranno richiesti in sostituzione della porzione di pietanza e dovranno essere richiesti alla cucina tramite il modulo di prenotazione del vitto e non più al magazzino». Queste le prescrizioni contenute nella delibera. Adesso i presidenti dell’organo di tutela del malato invocano spiegazioni. «Siamo preoccupati dallo sconcerto creato in ambito ospedaliero», commentano i presidenti dei tribunali, Ivana Franceschinis, per Portogruaro, e Luigi Basso, per San Donà, «e al Direttore Generale, dottor Paolo Stocco, chiediamo se l’eliminazione dei generi alimentari dichiarati “indisponibili”, risponda a precisi criteri nutrizionali, piuttosto che a economia spicciola». Il dottor Stocco è parso indignato da questa decisione comunque “obbligata”. «La Regione ha fissato dei paramentri», ha spiegato, «noi siamo una delle poche Asl con una mensa interna e non abbiamo potuto negoziare. Non potevamo sottrarci a quanto la Regione ha stabilito di tagliare sulla base di precisi parametri».
La Nuova Venezia – 22 settembre 2012