L’arrivo degli agenti e del servizio veterinario. La denuncia. E il sequestro di tre esemplari. Un vero e proprio blitz della polizia locale, con il coinvolgimento della procura per il sospetto di un grave reato: maltrattamento di animali. Sembrano i contorni di una di quelle storie, purtroppo diffuse, che vedono vittime animali domestici o selvatici, maltrattati in canili e zoo.
Ma la storia che stiamo per raccontare è diversa. Perché i protagonisti non sono cani, gatti, tigri o orsi. Le vittime sono infatti degli astici.
Tre esemplari del pregiato crostaceo sarebbero infatti stati maltrattati dal pescivendolo che li aveva messi in bella vista sul banco, appoggiandoli su un letto di ghiaccio. Metodo che, ai più, appare normale. Anzi, ideale per mantenere fresco un pesce, che in questo caso, era più che fresco e cioè vivo.
Il problema infatti è che i tre astici, su quel ghiaccio si muovevano. E se per l’opinione comune è un segno di freschezza e quindi di bontà del prodotto, per un animalista impegnato a fare spese al mercato si è trattato di una vera e propria crudeltà a cui porre fine.
L’uomo, iscritto ad un’associazione che si batte per la tutela degli animali, ha infatti prima protestato col pescivendolo e poi ha chiamato la polizia locale intervenuta insieme agli ispettori del servizio veterinario della locale azienda sanitaria.
La segnalazione riferiva di «un maltrattamento di animali in atto» e gli agenti sono arrivati in tutta fretta. Constatando così che il maltrattamento si stava consumando a bassa temperatura, quella del ghiaccio sul quale erano costretti gli astici.
Un reato ipotizzato che la polizia locale non ha escluso, visto che gli agenti hanno deciso di procedere con il sequestro delle presunte «vittime». Una vicenda paradossale, se si pensa che il destino dei crostacei era quello, una volta venduti, di finire in qualche pentola, visto che con le linguine «è la morte sua».
Ma in fondo non tanto strana in un periodo storico nel quale la filosofia vegetariana e vegana fanno ogni giorno nuovi proseliti. E certo non è facile mettere d’accordo chi si nutre solo di vegetali e si batte perché gli animali non diventino un alimento, e chi invece li mangia senza remore. A dirimere le questioni dovrebbero esserci le leggi, come quell’articolo 727 del codice penale, comma 2, al quale si sono appellati i vigili urbani di Montebelluna sottoponendo a sequestro i tre astici. Il pescivendolo infatti, è stato denunciato per aver «detenuto animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze».
Ma i tre crostacei non si sono comunque salvati dal loro destino gastronomico, perché la procura di Treviso non ha convalidato il sequestro ritenendo che fosse un provvedimento non necessario.
Una decisione che farà tirare un sospiro di sollievo a tutti i pescivendoli che gli astici vivi sul ghiaccio li hanno sempre messi. La denuncia a carico del commerciante però, almeno per ora, procederà nella sua strada giudiziaria. Del resto non è la prima volta che la giustizia si interessa di un astice.
Era già successo con Giuseppe Scalesia, proprietario del ristorante «Conchiglia d’Oro» di Vicenza, denunciato nel 2002 dall’Enpa per la stessa ragione finendo suo malgrado protagonista di una vicenda giudiziaria conclusasi solo sette anni dopo.
Se la denuncia penale si era risolta con la prescrizione infatti, tanto aveva dovuto aspettare Scalesia perché il giudice di pace, annullasse la sanzione amministrativa da 5200 euro sancendo che «non c’era stato alcun maltrattamento».
Milvana Citter – Il Corriere del Veneto – 9 gennaio 2016