Aviaria: 39 casi, 11 morti. Palù, Università di Padova: «Pentola pressione da controllare». Virus nato da contatti tra specie
La Cina ha confermato oggi 5 nuovi casi di nuovo virus aviario H7N9, tra i quali un paziente deceduto. Il bilancio dell’infezione sale quindi a 11 morti, su un totale di 39 casi. Tre delle nuove diagnosi (compreso il nuovo decesso) riguardano la municipalità di Shanghai, mentre due la provincia dello Jiangsu. Le autorità sanitarie ribadiscono che non esiste alcun legame fra i casi confermati finora, e che al momento non è provata la capacità di virus di trasmettersi da uomo a uomo. Complessivamente, i casi a Shanghai sono 18 (6 morti), nello Jiangsu 12 (1 decesso), nell’Anhui 2 (1 decesso) e nello Zhejiang 6 (2 morti). Intanto l’Accademia cinese della scienza rende noto che il nuovo H7N9 deriverebbe da un mescolamento genetico tra uccelli migratori provenienti dalla Corea del Sud e polli della zona orientale cinese.
L’Oms rassicura sui nuovi casi di influenza aviaria dovuti al ceppo H7N9 ed elogia le autorità di Pechino per il controllo della situazione e la trasparenza delle informazioni. Rispetto al precedente storico, l’epidemia registrata a partire dal 2003 legata al ceppo di H5N1, il gigante asiatico mostra di essere più preparato, soprattutto contro altri tipi di viralità, quelle mediatiche. Comunicazione aperta e trasparente nelle parole, quindi, ma controllo accurato dei messaggi verso la popolazione e l’opinione pubblica internazionale. Il governo cinese avrebbe per questo anche messo agli arresti 12 persone con l’accusa di diffondere notizie false su presunti casi di contaminazione e il China Securities Journal, quotidiano economico del gruppo dell’agenzia stampa Xinhua, controllato dal governo, fa sapere che un vaccino autorizzato dovrebbe arrivare sul mercato entro il primo semestre dell’anno.
“Il virus è già stato sequenziato e questi numeri in un Paese così vasto come quello cinese non destano per il momento allarme – commenta uno dei massimi esperti, Giorgio Palù, virologo, ordinario di Microbiologia all`Università di Padova e vicepresidente della Società Europea di virologia –. Adesso abbiamo informazioni complete sui geni coinvolti nella patogenicità del virus, sappiamo anche che non ci sono stati casi di trasmissione tra uomo e uomo, ma le analisi condotte sui geni ci dicono che il virus ha le potenzialità biologiche perché il salto da uomo e uomo possa avvenire, lo permette anche la compatibilità di temperature in cui avvengono alcune reazioni enzimatiche fondamentali”.
Lo spettro che agita i virologi di tutto il mondo è la ricombinazione genetica. La mutazione che aprirebbe il varco ad una pandemia. “Questo ceppo non ha la patogenicità di H5N1 e anche in quel caso l’aviaria fece molti morti, ma solo un paio di casi, mai confermati, furono collegati a trasmissione umana”, sottolinea Palù. La vera “cucina” biologica del virus resta il contatto ravvicinato con gli animali. Gli scienziati cinesi hanno intensificato il monitoraggio delle rotte di migrazione degli uccelli dal sud al nord del Paese per prevenire la diffusione su larga scala del virus H7N9.
“La Cina è una pentola a pressione da questo punto di vista, una vera miccia accesa per le zoonosi – spiega Palù – considerati molti fattori: l’estensione del Paese e delle sue risaie, zone paludose dove anatre e altri animali acquatici si riproducono, l’intensità delle migrazioni degli uccelli selvatici, che possono trasportare la malattia ed entrare facilmente in contatto con animali domestici contagiandoli”. Insieme a questi elementi, ci sono gli scarsi controlli igienici nei mercati, soprattutto quelli nelle aree rurali, il mercato degli animali vivi. Traffici che dal punto di vista batteriologico risultano esplosivi.
Pericoloso viaggiare in Cina? “I Cdc di Atlanta per ora non hanno ancora diramato allarmi, ma è bene tenere sempre presenti le basilari norme igieniche – ricorda il virologo – lavare le mani di frequente, non mangiare carni crude, specialmente di volatili, evitare di toccare carne cruda o uvoa e in caso di esposizione usare la mascherina, ricordando che i luoghi affollati sono un serbatoio ideale per i contagi, dato che le goccioline di aerosol espulse con la tosse arrivano fino a 2 o 3 metri di distanza”.
Aviaria, all’origine del nuovo ceppo. Il virus è nato dal contatto tra diverse specie di uccelli nell’est della Cina
Deriverebbe da un mescolamento genetico tra uccelli migratori provenienti dalla Corea del Sud e polli della zona orientale cinese, il nuovo virus dell’influenza aviaria H7N9. È quanto sostengono i ricercatori del laboratorio di microbiologia patogenica dell’accademia cinese di scienze, secondo i quali il mescolamento sarebbe avvenuto nel delta del fiume Yangtze, l’area orientale cinese che copre Shanghai e le province dello Zhejiang e del Jiangsu.
Qui si concentrano tutti i 33 casi di contagio fino ad ora registrati, tra i quali nove vittime. Secondo i ricercatori cinesi, un virus sarebbe stato portato da uccelli migratori provenienti da Corea e altri paesi dell’est Asia e si sarebbe mescolato, durante il periodo della migrazione, con l’influenza aviaria già presente in anatre e polli cinesi.
La scoperta è avvenuta tracciando i geni e confrontandoli con casi già catalogati. Gli studiosi confermano che non c’è nessun legame tra la nova influenza e i maiali morti nello stesso fiume che sarebbe stato teatro del mescolamento.
Il Sole 24 Ore – 11 aprile 2013