In Cina altre due persone sono morte per una nuova variante del virus dell’influenza aviaria, portando a 16 il totale dei decessi da H7N9, mentre il governo avverte che il numero di contagiati potrebbe aumentare.Le ultime vittime si sono registrate a Shanghai, capitale commerciale del Paese, dove peraltro è concentrata la maggioranza dei 77 casi, ha scritto in nottata l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. La fonte precisa del contagio resta sconosciuta e finora non è stato confermato il passaggio diretto del virus tra esseri umani. In alcuni mercati avicoli che restano nel mirino dell’indagine di Cina e Fao una serie di uccelli sono risultati positivi.
“Dato che la fonte dell’infezione non è stata effettivamente controllata, è possibile che il numero dei casi di infezione possa continuare a salire”, scrive la Xinhua, citando una valutazione del rischio dal virus elaborata dalla Commissione nazionale per la salute e la pianificazione familiare.
Secondo un’analisi di Reuters sulle infezioni, basata sulle notizie diffuse dai media statali, solo 10 delle 77 persone contagiate fino a ieri sono state a contatto col pollame. La Commissione non ha fatto commenti a riguardo. Il panico da influenza aviaria ha provocato un brusco nel calo nel consumo di pollo. Il settore ha perso 10 miliardi di yuan (1,6 miliardi di dollari) in due settimane, da quando cioè sono cominciate a circolare notizie sulla nuova variante del virus. Le autorità hanno ordinato la macellazione di migliaia di uccelli e la chiusura di mercati di pollame vivo sia a Shanghai che a Pechino, nel tentativo di limitare l’epidemia.
L’Organizzazione mondiale della sanità invierà in Cina una task force internazionale di esperti, per studiare l’evoluzione della nuova influenza aviaria H7N9. L’arrivo della delegazione, che dovrebbe restare sul posto una settimana, è atteso nei prossimi giorni. L’infezione, inizialmente confinata nella parte orientale del Paese (Shanghai, Jiangsu, Zhejiang, Anhui), è arrivata nei giorni scorsi anche nella provincia centrale dello Henan e a Pechino.
Mentre al momento resta non confermata la capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo, fra gli esperti cresce la paura che l’H7N9 stia subendo una mutazione in grado di renderlo potenzialmente pandemico. Dopo la scoperta del virus in un bimbo di 4 anni, che tuttavia non mostra i sintomi della malattia, “gli esperti di influenza – si legge infatti sul ‘China Post’ – spiegano che probabilmente il microrganismo sta subendo una ricombinazione genetica con altri ceppi”.
Dal rimescolamento potrebbe quindi selezionarsi un virus più versatile e ‘affine’ all’organismo umano. Un altro timore, poi, è che l’instabilità virale possa rendere l’H7N9 resistente ai farmaci antivirali. Informazioni sulla sequenza genetica virale, ottenute analizzando campioni prelevati da tre vittime dell’H7N9 e condivise online sul sito Gisead (Global Initiative on Sharing Alla Influenza Data), mostrano che si tratta di un cosiddetto virus ‘triplo riassortante’, ossia di un mix genetico fra tre virus trovati in uccelli asiatici. Gli autori di un articolo pubblicato sul ‘Nejm’ – ricorda ancora il quotidiano cinese – dopo avere condotto analisi dettagliate sull’origine genetica del virus, hanno ipotizzato che il rimescolamento che ha condotto all’H7N9 così com’è noto finora sia avvenuto negli uccelli, piuttosto che nell’uomo o in altri mammiferi. Un’ipotesi rassicurante.
Tuttavia, le analisi genetiche hanno anche suggerito che il virus abbia già acquistato delle caratteristiche favorevoli alla sua diffusione tra i mammiferi, il che ne aumenterebbe il potenziale pandemico. Uno studio pubblicato sulla rivista online ‘Eurosurveillance’ da Yoshihiro Kawaoka dell’università del Wisconsin (Usa), e Masato Tashiro dell’Istituto nazionale malattie infettive di Tokyo (Giappone) – conclude il ‘China Post’ – ha indicato anche che sequenze dell’H7N9 possiedono numerose caratteristiche tipiche dei virus influenzali dei mammiferi, che probabilmente stanno contribuendo alla capacità del microrganismo di infettare gli uomini.
Il virus
H7N9 è un virus influenzale di tipo A (lo stesso tipo di H5N1) appartenente alla famiglia H7, i cui membri solitamente circolano tra gli uccelli. Tra il 1996 e il 2012 infezioni umane da parte di tre membri di questa famiglia, H7N2, H7N3 e H7N7, si sono verificate in Olanda, Italia, Canada, Stati Uniti, Messico e Regno Unito. È invece la prima volta, stando all’Oms, che questo ceppo è stato individuato nell’essere umano e la prima volta che un virus di questa famiglia colpisce un essere umano in Cina.
Le analisi genetiche realizzate sui primi tre virus isolati da pazienti umani, e pubblicate su Eurosurveillance, mostrano alcuni cambiamenti rispetto ai ceppi animali. Tra questi vi sono mutazioni associate a un’abilità nell’infettare i mammiferi, esseri umani compresi, maggiore di quella di altre influenze di tipo A e con la possibilità di crescita e sviluppo a una temperatura inferiore a quella corporea degli uccelli e vicina a quella del tratto respiratorio superiore dell’essere umano. Inoltre, diversamente da altri casi d’influenza aviaria, quando a un outbreak animale ha fatto seguito la notizia della diffusione all’essere umano, solo il ricovero dei pazienti ha permesso di determinare le aree a oggi interessate dall’infezione. Infatti, il virus colpisce gli uccelli in maniera poco violenta e quasi asintomatica. Questo rende più difficile seguirne il percorso e predirne la diffusione.
Dall’infezione alla manifestazione dei primi sintomi di solito vi è un periodo di incubazione tra i 5 e i 7 giorni, mentre dalla comparsa di questi alla fase acuta della malattia bastano circa 24 ore. A oggi la maggior parte dei pazienti presenta una grave polmonite e i sintomi osservati comprendono febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Tuttavia le informazioni sull’intero spettro di sintomi possibili sono ancora scarse.
Fonti e trasmissione
Per ora sembra che il virus si trasmetta solo attraverso il contatto diretto tra animali (uccelli come piccioni e pollame, anatre incluse, o maiali) e non da un essere umano all’altro. A oggi alcuni casi sono stati ricollegati con la vendita di piccioni infetti al mercato di Huhuai a Shangha. Questo e altri mercati nelle regioni colpite sono stati chiusi, e la sera del 4 aprile le autorità locali hanno ordinato la soppressione di tutti gli esemplari in vendita a Huhuai. Tuttavia, riporta l’Oms, le autorità cinesi stanno studiando due casi riguardanti membri diversi di due medesime famiglie per capire se si tratta di infezioni indipendenti da una stessa fonte o di un contagio. Le analisi genetiche indicano che il virus stia mutando in maniera da adattarsi alle cellule dei mammiferi e i ricercatori non sarebbero stupiti se questo tipo di trasmissione si dovesse verificare nel prossimo futuro.
I virus influenzali, ricorda la Food and Agricolture Organization (Fao), non si trasmettono attraverso il consumo di carne ben cotta, perché sono inattivate dalle alte temperature (H7N9 muore con diversi minuti di esposizione a 70°).
Diffusione
Il 31 marzo le autorità cinesi hanno comunicato all’ Organizzazione mondiale per la sanità di aver individuato tre casi di i nfluenza A (H7N9), quello di un uomo di 87 anni si Shanghai ammalatosi il 19 febbraio e deceduto il 4 marzo, di un commerciante di maiali di 27 anni anch’esso proveniente da Shanghai colpito il 17 febbraio e morto il 10 marzo, e di un donna di 35 anni della vicina provincia di Anhui ricoverata il 15 marzo e ancora in gravi condizioni. Il primo aprile l’Oms ha comunicato la notizia ufficialmente e il giorno seguente sono stati registrati quattro nuovi casi.
A una settimana dalla comunicazione ufficiale, il 6 aprile, il numero delle persone colpite era salito a 18; di questi 6 erano deceduti e 10 in gravi condizioni. Due giorni dopo, le infezioni individuate avevano raggiunto quota 24. Il 13 aprile quello di una bambina di 7 anni di Pechino è stato il primo caso registrato al di fuori dell’area orientale del Paese, seguito il giorno dopo da due casi nell’area di Henan. Secondo le autorità cinesi, il virus avrebbe potuto raggiungere queste aree attraverso il commercio di pollame, estensivo nel Paese: in Cina si contano oltre sei milioni di esemplari di pollame e almeno altrettanti uccelli migratori che potrebbero contribuire a diffondere il virus.
L’età media dei pazienti ricoverati finora (17 donne) è di 65 anni; il più anziano aveva 87, il più giovane ne ha quattro, è stato ricoverato il 14 aprile e, come riporta Nature, è il primo caso asintomatico. Un blogger cinese, come riportato dalla rivista Mother Jones, ha creato una mappa geografica dei casi. Un’altra mappa è presente sul sito dell’Ecdc.
Trattamenti e vaccini
Per ora gli esami di laboratorio hanno dimostrato che questi virus sono sensibili a farmaci antinfluenzali chiamati inibitori della neuramidasi ( Oseltamivir e Zanamivir). Tuttavia ancora non vi sono evidenze empiriche della loro efficacia su pazienti colpiti da questo virus .
Per ora la Fao non consiglia una vaccinazione generica degli animali contro i virus A (H7), poiché questi vaccini si sono dimostrati finora poco efficaci. Inoltre ne manca uno specifico per questo tipo di virus. Non esiste neanche un vaccino umano e secondo alcuni esperti statunitensi ci vorrebbero diversi mesi per svilupparlo. Tuttavia alcuni campioni di virus sono stati già isolati ed è in corso, da parte dell’Oms e di altri partner di ricerca (un campione è arrivato ieri ai Centers for Disease and Control statunitensi) la caratterizzazione genetica dei possibili candidati da impiegare nello sviluppo di un eventuale vaccino.
Rischi
L’Oms ritiene sia troppo presto per stabilire quali siano i reali rischi legati al virus H7N9, sia quelli che riguardano una diffusione internazionale, sia quelli legati alla possibilità di una nuova pandemia. Perché quest’ultima diventi una minaccia reale, infatti, è necessario che il virus sia in grado di trasmettersi da un essere umano all’altro, e questa eventualità non si è ancora verificata. Per ora l’ Organizzazione mondiale per la Sanità non ha diffuso nessuna raccomandazione di screening particolari per viaggiatori in arrivo dalla Cina ed è contraria a restrizioni commerciali di prodotti cinesi. Al momento, spiega l’Oms, le autorità sanitarie locali e nazionali cinesi stanno attuando una stretta sorveglianza dei nuovi casi di polmonite dalle cause incerte (per cercare di diagnosticare precocemente le nuove infezioni e seguire la diffusione sia geografica sia quantitativa del virus) e stanno portando avanti analisi epidemiologiche tra cui la valutazione di casi sospetti e di quelli già confermati.
Fonti: Reuters, Adnkronos Salute e Wired-LaPresse – 17 aprile 2013