La Commissione europea ieri ha adottato formalmente “una decisione che conferma le zone di rischio individuate dalle autorità italiane in riferimento ai focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità riscontrati in aziende avicole dell’Emilia Romagna”. La decisione riflette quanto concordato lunedì nella riunione straordinaria del Comitato per la catena alimentare e l’alimentazione animale. Bruxelles tiene anche a sottolineare che il “consumo di pollame o uova commercializzati nell’Ue è sicuro”. Dopo il parere positivo dello Scofcah, è arrivata la conferma da parte della Commissione. Gli esperti degli Stati membri hanno approvato le misure applicate dall’Italia, che sono riflesse nella decisione odierna della Commissione.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ritiene che “sia basso il rischio di trasmissione all’uomo” del virus dell’influenza aviaria individuato in Italia. Tuttavia, secondo l’Ecdc, “le persone che hanno contatti diretti con i polli colpiti dalla malattia (come gli allevatori e i veterinari) dovrebbero utilizzare un adeguato equipaggiamento protettivo personale, come previsto dalla legislazione europea”. Gli esperti europei ribadiscono che il consumo di pollame o uova commercializzati nell’Ue è sicuro, giacché gli esemplari affetti da influenza aviaria vengono immediatamente distrutti insieme alle loro uova. In ogni caso, precisano, “la cottura di tali prodotti elimina qualsiasi eventuale rischio”.
Tre focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) sono stati individuati in tre aziende avicole: a Ostellato (provincia di Ferrara), a Mordano (provincia di Bologna) e a Portomaggiore, vicino a Ostellato, in Emilia-Romagna. I focolai sono comparsi rispettivamente il 15, 21 e 23 agosto 2013. Le tre aziende – due stabilimenti per la produzione di uova (con una popolazione totale di 700 000 galline ovaiole) e un allevamento di tacchini – appartengono alla medesima società. Per contenere la diffusione del virus le autorità italiane stanno applicando le misure previste dalla direttiva 2005/94/CE del Consiglio, in particolare per quanto riguarda l’abbattimento degli uccelli e la protezione e sorveglianza delle aree circostanti la zona colpita. In tali aree sono previste limitazioni di movimento per il pollame vivo e i prodotti a base di pollame e sono in corso controlli veterinari specifici. Le autorità italiane hanno inoltre istituito un’ulteriore zona di restrizione corrispondente alla parte orientale dell’Emilia-Romagna e all’estremo lembo sudorientale del Veneto, nella quale sono previste limitazioni di movimento e misure di sorveglianza sulle aziende agricole professionali e sugli avicoltori che detengono galline ovaiole e tacchini. Un rafforzamento dei controlli e delle misure di biosicurezza è inoltre stato applicato all’intero settore avicolo in tutta Italia.
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L’Europa approva l’operato dell’Italia per contrastare l’espansione del virus dell’influenza aviaria H7N7 che ha colpito alcuni allevamenti di pollame in Emilia Romagna. La situazione dell’influenza aviaria in Italia è stata esaminata oggi dal Comitato europeo per la catena alimentare e la sicurezza animale – presenti i capi veterinari di tutti gli Stati membri e la Commissione europea – che ha confermato la validità delle misure di prevenzione adottate dalle autorità sanitarie italiane, prevedendo l’introduzione di un terzo cordone sanitario di sicurezza intorno all’area colpita dai focolai. La situazione verrà riesaminata dall’Unione europea il prossimo 10 settembre.
In questo modo l’aria di sicurezza circonda le prime due zone: quella ad alta protezione sanitaria, che include tutti i focolai già individuati dove gli volatili vengono abbattuti e nessun movimento di pollame, nè dei loro prodotti è autorizzato; e quella di sorveglianza, dove le misure di prevenzione vengono mantenute ma in modo meno restrittivo.
L’Europa ha anche accettato che nell’area di sicurezza possano essere commercializzate partite di pulcini di un giorno e uova da cova, a condizione che gli altri Stati membri e i Paesi terzi a cui verranno inviate accettino di riceverle. Insomma l’Ue ha responsabilizzato al massimo le autorità italiane, in prima linea nelle decisioni da prendere. La situazione verrà riesaminata dall’Ue il prossimo 10 settembre.
In Emilia-Romagna, nei giorni scorsi, sono stati abbattuti, precauzionalmente, oltre 700.000 volatili di tre allevamenti: due di galline ovaiole a Ostellato, nel Ferrarese e a Mordano, nel Bolognese, e uno di tacchini a Portomaggiore, ancora nel Ferrarese.
A quanto appreso dalla Regione, ad oggi non ci sono nuove notizie e indicazioni, sul versante sanitario, dopo le operazioni compiute negli allevamenti emiliano-romagnoli colpiti dalla influenza aviaria del ceppo H7N7.
Fuori dai confini regionali, a Occhiobello – cittadina della provincia di Rovigo a pochi chilometri dal Ferrarese sul versante veneto del Po – è iniziato, in mattinata, l’abbattimento precauzionale di 220.000 volatili della società agricola ‘Morgantè. La misura, esclusivamente preventiva, è stata disposta con ordinanza del sindaco, firmata lo scorso 23 agosto, su indicazione del ministero della Salute, della Regione Veneto e dell’azienda Ulss 18 di Rovigo. L’intervento sugli animali è stato disposto nonostante gli esiti di laboratorio delle indagini sierologiche e virologiche siano stati negativi.
Misure precauzionali anche per le uova (che non riguardano però le uova confezionate): per evitare la diffusione del virus, tutte le uova prodotte in Emilia-Romagna sono vincolate al confezionamento nella regione, per ridurre al massimo il contatto con altri animali, gli unici a rischiare il contagio.
Lo ribadisce Gabriele Squintani, capo del servizio veterinario della Regione Emilia-Romagna, precisando che dopo il confezionamento, le uova sono libere di circolare per il consumo, perché esenti da rischi per l’uomo.
Per le carni avicole c’é il vincolo ministeriale di macellazione nella regione anche se nessun allevamento di polli risulta colpito. Per la produzione dei due allevamenti di galline colpiti è invece in corso il ritiro dal mercato per la
distruzione: si parla di diversi milioni di uova prodotte dall’inizio di agosto. Negli allevamenti colpiti, rileva il segretario della Flai-Cgil Emilia-Romagna, Ivano Gualerzi, “il 95% dei lavoratori sono avventizi e non hanno ammortizzatori sociali”. Sono circa 150 i lavoratori dei tre allevamenti, per i quali, tra l’altro, è prevista una breve quarantena – chiariscono al servizio veterinario regionale – che impedisce loro di cercare subito un altro impiego nel settore. “Per i lavoratori a tempo indeterminato – precisa Gualerzi – intervengono i normali ammortizzatori, ma per gli avventizi no, tanto che nella prima grande influenza aviaria intervenne lo Stato e si trovò una soluzione nazionale”. Per gli allevamenti colpiti, precisa il servizio veterinario, il blocco dell’attività produttiva dura 30 giorni a partire dalla prima disinfezione dei locali.
Commissione europea e Il Sole 24 Ore sanità – 28 agosto 2013