Il Corriere del Veneto ricostruisce la vicenda: il primo focolaio nel Bresciano, controlli e monitoraggi, stop a fiere. Sono stati scoperti due focolai in Veneto, in provincia di Treviso e Verona
L’influenza aviaria torna a fare paura. Sarebbero stati scoperti nei giorni scorsi due focolai in allevamenti del Trevigiano e del Veronese. Nei due allevamenti – ha spiegato ai microfoni del Tg3 Rai del Veneto Giorgio Cester, dirigente dell’Unità di progetto veterinaria della Regione Veneto, saranno effettuati abbattimenti degli animali «a scopo cautelativo», e saranno aumentati fino a fine ottobre tutti i controlli, così come previsto da recenti disposizioni del ministero della sanità.
Il 31 agosto le analisi compiute in un allevamento del Bresciano hanno dimostrato che alcuni capi erano stati contagiati dal virus «Lpai h5». Una settimana dopo, un altro stabilimento, che si trova a 50 metri dal precedente, è risultato positivo. Il rischio è che si propaghi ancora, arrivando in Veneto attraverso i camion che, carichi di animali, ogni giorno, giungono dalla Lombardia.
L’H5N5 è un sottotipo della malattia più conosciuta, che nel 2005 aveva scatenato l’allarme pandemia a livello internazionale. È meno grave ma, in alcuni casi, può provocare danni seri agli animali. Per ora, secondo gli esperti, la trasmissione all’uomo è molto improbabile.
Per tentare di arginare il contagio, alla Regione non è rimasto che correre ai ripari. Il rischio, si legge in una circolare inviata il 5 settembre a tutte le Usl venete dal dirigente dell’Unità Veterinaria, Giorgio Cester, è che si possano verificare «epidemie di particolare gravità ed eventualmente evolvere in virus ad alta patogenicità con rilevanti conseguenze per la produzione avicola e possibili pericoli per la salute umana».
Dopo un consulto con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, è stato definito a rischio «tutto il territorio della regione Veneto». E per questo è stato ordinato il monitoraggio degli allevamenti di tacchini, di galline per la produzione di uova e dei volatili da riproduzione. Verranno quindi effettuati dei test nella speranza di individuare eventuali focolai di contagio prima che sia troppo tardi. La Regione ha anche individuato le aree a maggior rischio di diffusione dell’infezione (l’area della provincia di Verona a sud dell’autostrada A4) nei quali è stato disposto il blocco degli accasamenti negli allevamenti di tacchini da carne.
Il 20 settembre, una nuova nota dell’Unità Veterinaria ha ordinato a tutte le Usl del Veneto di effettuare il monitoraggio straordinario di tutti gli allevamenti avicoli del settore rurale, sottolineando l’importanza di controllare anche i documenti relativi al carico e allo scarico degli animali. Nel mirino, evidentemente, i volatili provenienti dalla Lombardia e dalle altre regioni in cui si sono registrati alcuni ceppi di influenza aviaria.
L’ultimo provvedimento è stato firmato la scorsa settimana e, a partire da lunedì, ha vietato «lo svolgimento, su tutto il territorio della regione Veneto, di fiere, mostre e mercati avicoli». Uno stop che prende di mira galline, tacchini e tutti i volatili da carne, ma «non si applica alle manifestazioni dedicate agli uccelli ornamentali» quelli cioè (dai canarini ai pappagalli) che non vengono allevati a scopo alimentare. E proprio questa limitazione, secondo l’eurodeputato dell’IdV, Andrea Zanoni, è insufficiente a proteggere il Veneto dal rischio di epidemia. «Le manifestazioni – spiega in una nota – potranno continuare a essere organizzate nonostante in un allevamento di uccelli ornamentali di Forlì si è reso necessario l’abbattimento di 936 uccelli dopo aver riscontrato la presenza del virus dell’influenza aviaria».
A Loria, in provincia di Treviso, oggi si svolgerà la fiera e mercato degli uccelli e animali esotici. Per Zanoni andrebbe subito bloccata. «Non è comprensibile come la Regione possa decidere l’incolumità degli uccelli di tipo ornamentale dall’influenza aviaria – prosegue Zanoni – Stiamo parlando di salute pubblica, servono più controlli proprio perché è stata riconosciuta la pericolosità della situazione».
Andrea Priante – Corriere del Veneto – 30 settembre 2012