L’Espresso oggi in edicola riporta “rivelazioni” che interessano ai vari livelli la sanità italiana. In particolare il settimanale riferisce di indagini della Procura di Roma in cui sarebbe coinvolto anche l’IzsVe di Padova. Una ricostruzione che suscita sconcerto e perplessità. Siamo certi che i colleghi citati dal settimanale sapranno dimostrare la loro totale estraneità ai fatti riportati. Secondo quanto riferito dal Mattino di Padova si tratterebbe di indagini per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso di ufficio e per il traffico illecito di virus. Accuse pesanti formulate alla luce di un’inchiesta condotta dal Nas su quello che L’Espresso ricostruisce come un vero e proprio traffico internazionale che coinvolge Padova e le sue eccellenze scientifiche.
Ovvero l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria, e Ilaria Capua, virologa di fama internazionale oggi deputata di Scelta Civica. Il quadro dell’inchiesta segreta di cui dà conto l’Espresso parla di virus dell’aviaria spediti dall’estero in Italia in plichi anonimi, senza nessuna autorizzazione e violando tutte le norme di sicurezza, per produrre vaccini.
La ricercatrice padovana ha oggi annunciato di aver querelato il settimanale. “Mi ritengo gravemente offesa dalle notizie palesemente diffamatorie divulgate sull’ultimo numero dell’Espresso sui “trafficanti di virus”. La storia della mia vita professionale dimostra che ho costantemente combattuto le epidemie con grandissima dedizione ed innegabile impegno morale. Ricordo che la mia professionalità e i risultati scientifici delle ricerche che ho condotto sono riconosciuti sia in Italia che all’Estero. Attraverso l’ignobile mistificazione posta in essere dal settimanale si è, quindi, inteso colpire il mio ruolo di ricercatrice, screditandomi agli occhi del pubblico, facendosi – peraltro – leva su accuse manifestamente infondate. Per questo ho immediatamente dato mandato ai miei Legali affinché procedano penalmente contro gli autori di tale volgare manipolazione”
«Assurdo, vogliono screditarmi» Il dg: non c’è alcun mercato nero
di Matteo Marian – Il Mattino di Padova. Nessun traffico illecito. «I ceppi virali sono stati e vengono forniti in modo ufficiale dall’Istituto zooprofilattico previa autorizzazione del ministero della Salute». Ilaria Capua è «molto amareggiata, altro non posso dire». Giovedì prossimo sarà al Quirinale «per i premi eccellenze italiane, non so cosa ci sia dietro». Dice di aver saputo dell’inchiesta dai giornalisti. «Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia» taglia corto la virologa premiata recentemente con l’Excellence Award 2014 per la microbiologia clinica e le malattie infettive, attribuitole dalla Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive. «Sono assolutamente estranea ai fatti, i ceppi sono venduti in modo del tutto lecito e trasparente dall’Istituto zooprofilattico non certo da Ilaria Capua. Leggerò dei presunti atti che avrei commesso e mi tutelerò». Capua ritiene sospetta la tempistica. «Perché viene fuori ora? Parliamo di fatti relativi a un’attività avviata nel 2000. Perché esce ora, senza che io abbia avuto alcuna notizia delle presunte indagini a mio carico, alla vigilia delle Europee?». Quanto alle intercettazioni, riportate dal settimanale l’Espresso precisa: «sono frasi assolutamente fuori contesto». Ma la cosa che forse più le fa male sono le «allusioni» a un interesse privato. Traffici, secondo la ricostruzione dell’inchiesta del Nas riportata dal settimanale, alimentati dal denaro. «Nel 2006 l’Organizzazione mondiale di sanità mi contattò perché voleva che depositassimo la sequenza del virus in un database privato a cui solo 15 laboratori, fra i più importanti al mondo, avevano l’accesso. Rifiutai in nome dell’interesse pubblico e ora il mio nome viene affiancato a presunti traffici illeciti? Assurdo, vogliono screditarmi come persona e come ricercatrice».
Un fulmine a ciel sereno anche per Igino Andrighetto, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico. «Mettiamo i virus a disposizione di tutti i soggetti interessati e autorizzati, non c’è alcun monopolio da aggirare» spiega. «Merial o altre aziende farmaceutiche o enti ricerca, tutti possono avere i ceppi se autorizzati dal ministero della Sanità. Le carte sono in regola e a disposizione». Per 2-3 mila euro, «cifra che copre giusto le spese», tutti i soggetti interessati e autorizzati possono avere il ceppo H5N1. «Non diventiamo certo ricchi con questa attività» prosegue.
«Ma scusi se una multinazionale o casa farmaceutica che sia sono interessate a sviluppare un prodotto vaccinale perché dovrebbe rivolgersi al mercato nero se può ottenere il virus attraverso il canale ufficiale?». Come potrebbe, è la tesi, commercializzare il vaccino se non precedentemente autorizzata dal ministero? «Cadiamo dalle nuvole» aggiunge il direttore generale del centro d’eccellenza con sede a Padova.
«La ricostruzione mi lascia perplesso, vero che nella vita non si può mai sapere. Quello che è certo è che l’Izs ha tutte la carte in regola e sulla correttezza delle procedure di vendita non ci sono dubbi. Ho saputo che ci sono delle intercettazioni, vedremo. Ma qui da noi i controlli sono estremamente rigidi e per la sicurezza sono stati spesi una montagna di soldi. Ecco perché dicevo che non si possono portare così a cuor leggero i laboratori alla Torre della Speranza. Ma lasciamo perdere, non vorrei aggiungere polemiche». Per quanto riguarda il ruolo della Merial, e in particolare il suo eventuale coinvolgimento con Candoli e alcuni colleghi dello stabilimento di Noventa Padovana specializzato nella produzione di vaccini aviari, dalla sede italiana di Sanofi (contattata) non è giunto alcun commento sulla vicenda.
dal Corriere della Sera – La storia. «Traffico di virus». Accusata scienziata
Un traffico internazionale di virus in cui sono coinvolti scienziati di fama mondiale, altissimi funzionari ministeriali italiani, top manager di industrie specializzate nella produzione di vaccini. Ci sarebbe tutto questo in un’inchiesta dai contorni oscuri sviluppatasi addirittura da rami di indagini che risalgono al lontano 1999 e che, dopo l’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, ha portato l’intelligence statunitense a segnalare alle autorità del nostro Paese il pericoloso percorso — attraverso vari Paesi — di spedizioni contenenti fialette di virus dell’influenza aviaria al solo scopo di alimentare e incrementare il business transnazionale. Il condizionale è d’obbligo perché risulterebbero indagati una quarantina di personaggi dai nomi altisonanti ma dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dai carabinieri del Nas che stanno svolgendo gli accertamenti non è arrivata alcuna conferma né dell’esistenza dell’indagine, né tantomeno del coinvolgimento ufficiale nella stessa di chicchessia.
A parlare dell’esistenza di questa super-blindata inchiesta è stato l’Espresso che, tra gli indagati per reati gravissimi (che comprendono anche l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione), indica anche il vicepresidente della commissione Cultura della Camera e deputata di Scelta civica (nonché pluripremiata virologa) Ilaria Capua. Pronta la replica della parlamentare: dopo aver etichettato la vicenda come una «ignobile mistificazione», ha detto di ritenersi «gravemente offesa dalle notizie palesemente diffamatorie divulgate sull’ultimo numero dell’Espresso sui “trafficanti di virus”».
Secondo il settimanale, dalle intercettazioni telefoniche è emerso come ci sia stato in un passato più o meno recente «il serio rischio di diffondere epidemie». La Capua — fino all’elezione alla Camera responsabile del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs) delle Venezie di Padova — «con la complicità di funzionari dell’Izs, avrebbe contribuito a creare un cartello fra due società — la Merial e la Fort Dodge Animal — escludendo le altre concorrenti nella vendita di vaccini veterinari per l’influenza aviaria». L’obiettivo — sempre per l’Espresso — «di mettere le mani sui ceppi patogeni nel modo più rapido possibile, evitando la burocrazia sanitaria e le misure di sicurezza, era fondamentale per essere i primi a inventare e commercializzare gli antidoti».
4-5 aprile 2014