Ancora sette settimane di chiacchiere, ma poi basta: l’Azienda Zero dovrà essere approvata. Da una sponda all’altra del Canal Grande, ieri l’ultimatum di Luca Zaia è rimbalzato nella nuova mattinata di audizioni in commissione Sanità, dove anche i sindacati come già i sindaci hanno espresso perplessità e critiche sul progetto di legge. Il Movimento 5 Stelle confida però ancora nella moral suasion del territorio e per questo punta a far approvare una mozione di revisione in tutti i municipi del Veneto, lanciando un interrogativo attraverso il consigliere regionale Simone Scarabel: «Forse il governatore ha preso la “renzite”, pensando di poter approvare le riforme a colpi di maggioranza, ma cosa gli costa aspettare un mese in più, in modo da poter condividere una decisione così importante?».
A quanto pare gli costerebbe la sessione di bilancio, che sarà da lacrime e sangue, motivo per cui Zaia intende chiudere la partita sanitaria per il 10 novembre, data entro cui i Comuni potranno esercitare il diritto di pronunciarsi in merito.
Nel frattempo ad esprimersi, in maniera decisamente critica, è stata la Fp Cgil con il segretario regionale Daniele Giordano: «L’unica cosa certa di questa “riforma” è la centralizzazione, come se la sanità veneta fosse un ministero romano. Si cancella l’autonomia, gli strumenti di controllo e di trasparenza e le aziende diventano solo fornitori di servizi. Per tutto il resto, quasi fosse una nota pubblicità di una carta di credito, c’è l’Azienda Zero. Sicuramente il primo risparmio saranno le dimissioni degli assessori Coletto e Lanzarin, che rischiano di finire tra gli enti inutili».
Freddo anche il giudizio della Federazione dei medici di medicina generale, con il leader veneto Domenico Crisarà: «Il nostro compito è dare gambe ai progetti della politica, purché siano fattibili. Che ne sarà del riordino della medicina di gruppo integrata? E poi troviamo contraddittorio il comportamento di una Regione che accusa Roma di umiliare le autonomie locali ed intanto esautora gli stessi territori».
Proprio agli enti locali il M5S chiede, attraverso i suoi 140 consiglieri comunali, di far passare la mozione che sollecita la Regione a salvaguardare le competenze dei primi cittadini. «Visto che la nostra idea di scorporare Azienda Zero e riduzione delle Usl è caduta nel vuoto – spiega il capogruppo Jacopo Berti – lanciamo un appello ai Comuni affinché condividano con noi una battaglia di buon senso contro una struttura che porterebbe in capo ad una sola persona tutti i poteri di organizzazione e spesa della sanità veneta, settore che non ha certo bisogno di essere gestito da un altro Consorzio Venezia Nuova». La consigliera Patrizia Bartelle confida nella maggioranza: «Al dibattito della settimana scorsa a Padova il capogruppo leghista Nicola Finco ha ammesso che occorre rivedere l’impianto della proposta di legge. Speriamo sia coerente con quelle parole».
Il Corriere del Veneto – 23 settembre 2015