Sono contrari i medici ospedalieri alla riforma della sanità veneta, «che accentra tutto il potere nelle mani del direttore generale dell’Azienda Zero, scavalcando le competenze della politica e in particolare del Consiglio regionale», e opera una riduzione delle Usl «inappropriata».
Lo hanno detto ieri, in commissione Sanità, tra gli altri, i segretari della Cimo e Anaao, che ha presentato una controproposta. «In alternativa all’Azienda Zero vorremmo una nuova Agenzia sociosanitaria potenziata nelle sue funzioni e compatibile con la normativa vigente, con compiti di servizio nei confronti del governo regionale e delle aziende sanitarie — spiega il segretario Adriano Benezzato — nel rispetto delle rispettive competenze». Secondo l’Anaao il risparmio di 50-60 milioni di euro preventivato dalla riforma contenuta nel progetto di legge 23 svanirebbe davanti «ai profili di incostituzionalità» di una manovra che consente a un unico soggetto di amministrare gli 8,7 miliardi del Fondo sanitario regionale e «mette a rischio l’integrazione con il Sociale». Quanto al numero delle Usl, per i medici bisogna ripensarlo sulla base «delle reali esigenze di coordinamento ed efficienza delle dotazioni tecnologiche, strutturali ed organizzative degli ospedali».
Preoccupato che un solo dominus governi la sanità regionale» anche Franco Conte, presidente del Codacons, che però specifica: «Potremo esprimere un vero giudizio solo quando avremo verificato la capacità dell’Azienda Zero di allargare l’accesso dei cittadini alla sanità, visto che oggi il 10% non riesce ad accedere alle cure». Le audizioni in V commissione proseguiranno per altre due settimane. «Al termine della tornata di ascolto, sarà riportato in commissione il progetto di legge 23 con i correttivi più appropriati tra quelli emersi — annuncia il presidente Fabrizio Boron —. Il testo approderà poi in consiglio regionale entro il 15 novembre».
Claudio Sinigaglia (Pd) ha però chiesto chiarimenti «sull’esistenza di una seconda versione del progetto di legge, che dovrebbe migliorare quello originario, accogliendo gran parte delle critiche di sindaci, medici e operatori del Sociale». «Chiedo al presidente Boron se queste affermazioni siano vere — ha chiarito Sinigaglia — perché allora continuare le audizioni sulla vecchia proposta è inutile».
M.N.M. – Corriere del Veneto – 7 ottobre 2015