Il valore del cibo per garantire uno sviluppo sostenibile della produzione alimentare fondato sui territori e in grado di coniugare i principi di sovranità con quelli della sicurezza alimentare e di equità e accessibilità per tutti.
Il settore agricolo, nel 2011, ha segnato un aumento del Pil dello 0,4% e dell’export dell’8% e dimostra così uno stato di buona salute rispetto a un andamento economico di crisi, netta. Per questo investire sul cibo e sulle capacità innate dell’Italia, e in particolare della provincia, possono essere un buon viatico per un rilancio dello storico tessuto economico alessandrino. Lo ha rimarcato anche il ministro per la Salute, Renato Balduzzi, nell’intervento durante il convegno di Coldiretti su “Qual è il nostro stato di salute”, sottolineando anche i rischi del periodo storico che stiamo vivendo: “in un momento di crisi è facile ridurre l’attenzione a una buona spesa alimentare – ha evidenziato il ministro. Non sempre però cibo povero o che costa meno vuol dire cibo qualitativamente minore. Anzi. Noi dovremmo basarci su cibi vicini e prodotti poveri (poco elaborati e facilmente disponibili). D’altra parte in periodi di crisi è necessario alzare l’attenzione e noi come governo abbiamo aperto una discussione mai fatta prima”.
Balduzzi ha portato ad esempio la campagna lanciata durante l’estate contro gli zuccheri nelle bevande: “era molto improbabile arrivare a una tassa di scopo sulle bevande zuccherate. Improbabile perché lo strumento dell’imposta, anche se minima e impercettibile per consumatori e produttori. La reazione di questi ultimi è stata collegata al valore implicito della battaglia. Ma questa operazione ha permesso di far discutere e di confrontarsi sul tema. Con queste informazioni abbiamo ottenuto una campagna informativa importante. Un discorso che abbraccia anche la percentuale di sale e grassi in molti alimenti. Si tratta di questioni che non possiamo sottovalutare perché noi abbiamo una percentuale significativa di adolescenti già a rischio obesitá. In valori assoluti non raggiungiamo i numeri di paesi come gli Stati Uniti, ma l’aumento del fenomeno è allarmante”.
Le abitudini alimentari degli italiani sono stae ben sintetizzate in un esempio. L’esempio della mela renetta. “Mi ha colpito molto proprio questa vicenda – ha continuato Balduzzi. In un confronto con i produttori ho scoperto che era venuto meno l’interesse per questo tipo di frutto, caduto in disgrazia. La renetta non piace più – ha spiegato il ministro, citando le spiegazioni dla alcuni produttori. Siccome la mela renetta è piena di fibre e con pochi zuccheri é molto più sana, ma noi siamo abituati ad altri gusti per come si sono modificati le nostre abitudini alimentari. Ci siamo assuefatti a un consumo alto di zuccheri che ha modificato i nostri palati.” Per questo il ministro ha sottolineato l’esigenza di un’inversione delle tendenza: “il messaggio che dobbiamo far passare è quello dei prodotti a km 0 ma anche di cosa ci mettiamo in questi chilometri. La triade zuccheri, sale e grassi va ricondotta a percentuali sostenibili anche se non bisogna demonizzare nulla, ma ricondurre nei ranghi corretti sì. Un percorso da affrontare e perseguire, anche sfruttando un evento importante come Expo 2015 – ha concluso Renato Balduzzi”.
21 novembre 2012 – radiogold.it