Il ministro: non esiste un nesso causale tra l’esposizione ai siti di smaltimento e specifiche patologie «Il risultato del lavoro del gruppo di studio al momento non consente di affermare una correlazione diretta tra esposizione a siti di smaltimento di rifiuti e specifiche patologie.
Tuttavia potenziali implicazioni sulla salute non possono essere escluse, anche in correlazione con la situazione sanitaria complessiva della zona, dove si riscontrano difficoltà di accesso alle strutture sanitarie da parte delle fasce di popolazione più deboli»: il ministro Balduzzi commenta i dati anticipati dal Mattino e annuncia che quello di oggi ad Aversa per presentare il rapporto «sarà solo un primo incontro, a cui ne seguiranno altri per ascoltare le istanze e le analisi delle istituzioni locali e delle società civile». Le cifre ci mostrano che in Campania se si viene colpiti dal cancro si muore più facilmente. Perché? «In questo caso pesano notevolmente anche le difficoltà di accesso alle strutture sanitarie di diagnosi e cura da parte delle fasce di popolazioni più deboli e a rischio e l’enorme frazionamento dei percorsi sanitari (migrazione, notevole presenza di strutture sanitarie private convenzionate), in assenza di standard più elevati di qualità e di organizzazione sia per quanto riguarda l’attività diagnostica sia per quanto riguarda l’attività di cura».
Non siamo certi di essere danneggiati dai roghi, ma cosa ci fa male? «Dalle ricerche disponibili si evidenziano stili di vita e fattori di rischio legati al comportamento che sono legati alle malattie croniche. Sedentarietà, eccesso dipeso e fumo sono significativamente più frequenti nella popolazione campana che nel resto del Paese, con tendenza all’aumento. In particolare, sono da segnalare – per la province di Napoli e Caserta – alte prevalenze di sedentari, fumatori e scarsa adesione ai programmi di screening oncologici». Anche l’obesità é un rischio «Ovviamente. La sorveglianza “Okkio alla Salute”, promossa dal Ministero e condotta dall’istituto superiore della sanità in collaborazione con le Regioni su un campione rappresentativo di bambini delle terze delle scuole elementari nel 2010, ha evidenziato che in Campania il 28 per cento dei bambini è in sovrappeso e il 21 per cento in condizione di obesità. Non solo: c’è una correlazione con l’indice di massa corporea dei genitori ed, inversamente, con il livello di istruzione».
Possibile che i rifiuti, nonostante i continui roghi, non c’entrino niente?
«Non dico questo. Ma in accordo con i più recenti documenti di istituzioni internazionali (come l’Organizzazione Mondiale della Sanità) e articoli scientifici pubblicati, si può affermare che non c’è nesso causale accertato tra l’esposizione a siti di smaltimento di rifiuti e specifiche patologie, anche se potenziali implicazioni sulla salute non possono essere escluse. Non si può inoltre ignorare l’alta percezione del rischio che la popolazione residente presso siti di smaltimento rifiuti avverte e quindi occorre una risposta della sanità pubblica e anche ulteriori indagini epidemiplogiche su piccole aree dove maggiori sono i sospetti di danni da inquinanti, attraverso misurazioni sistematiche sul rischio di esposizioni ambientali connesse a rifiuti». In Campania, però, si muore più facilmente che nel resto d’Italia. Ci sono ovviamente dei motivi. Quali? «Certamente c’è una incidenza di malattie tumorali superiore rispetto alla macroregione del Sud, oltre che un insieme di fattori di rischio favorevoli all’insorgere di molte malattie croniche. Bisogna approfondire molte cose, ma soprattutto occorre un progetto che rafforzi la prevenzione e le risposte sanitarie». Come si può intervenire in maniera efficace? «Ho intenzione di creare una task force, che in stretta collaborazione con le istituzioni locali, naturalmente anche quelle sanitarie, e i soggetti della società civile, trasformi quello che oggi viene definito il triangolo della morte nel triangolo della vita».
Il Mattino di martedì 8 gennaio 2013