I veterinari dell’Università chiamati a indagare dal ministero dell’Ambiente Dovranno stabilire le cause del decesso. Allarme inquinamento di Greenpeace
Una squadra di esperti dell’università di Padova è stata chiamata direttamente dal ministero dell’Ambiente, per indagare sulle cause che hanno portato alla morte della balena, spiaggiata martedì sullo Scoglietto di Rosignano sulla costa del mar Tirreno in provincia di Livorno.
Ha destato molto scalpore, infatti, il ritrovamento della carcassa di una balenottera di oltre 17 metri di lunghezza e due tonnellate e mezzo di peso, che in un primo momento era stata scambiata per lo scafo di una barca. La balena, priva di vita, sarebbe stata trasportata a riva dalle forti correnti.
Adesso gli esperti sono stati chiamati direttamente dall’università di Padova, come ha informato ieri l’agenzia regionale per l’ambiente Arpat. L’equipe ieri mattina ha eseguito un prelievo di tessuto del cetaceo per poi procedere alle analisi di routine, compresa la necroscopia dell’animale. L’Osservatorio dei cetacei della Regione Toscana ha informato il ministero dell’Ambiente e del mare in ottemperanza a quella che è la rete di recupero nazionale e l’Arpat sta coordinando l’intervento di recupero, in collaborazione con la Guardia costiera e il Comune di Rosignano al fine di valutare il da farsi. Sono previsti anche altri tipi di analisi da parte dell’Università di Siena e dell’Istituto zooprofilattico di Pisa. Non è da escludere che poi lo scheletro della balena possa essere esposto nel museo di Storia naturale di Rosignano.
Ma mentre gli esperti si interrogano anche sul futuro dei resti del cetaceo, Greenpeace interviene a gamba tesa sull’argomento: «Una morte annunciata», ha tuonato l’associazione, «dopo che negli ultimi mesi lungo le coste del Tirreno abbiamo assistito a una vera e propria moria di cetacei: quasi 80 gli esemplari di stenella (una specie di delfino) spiaggiati fino ad oggi». In una nota Greenpeace sottolinea come da anni denunci «il grave degrado del Santuario dei Cetacei», un’area protetta per la quale però, afferma Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare dell’associazione, «non esistono regole per limitare l’inquinamento proveniente dalla costa e il traffico marittimo. Purtroppo l’accumulo di agenti inquinanti può debilitare questi animali tanto da abbassarne le difese immunitarie e renderli suscettibili a infezioni che possono anche causarne la morte».
E a rischio, a detta dell’associazione, non sono solo i cetacei del Santuario ma l’intera catena alimentare: le analisi effettuate da Greenpeace nel 2010 sulle sogliole pescate al largo della costa toscana e ligure «evidenziavano la presenza di idrocarburi policiclici e metalli pesanti anche oltre i limiti consentiti». «Finora», conclude Monti «le istituzioni non hanno fatto niente per risolvere il problema. E queste morti, purtroppo, ne sono la triste conseguenza».
Il Mattino di Padova – 25 marzo 2013