Il bonus fiscale da 80 euro dovrebbe avere un effetto positivo sui consumi pari a +0,2%. Benefici attesi anche dalla politica monetaria Ue
Anche Bankitalia taglia le sue stime sul 2014 e, come stanno facendo un po’ tutti i centri studi dopo il brutto dato di produzione industriale del mese di maggio, prevede un profilo quasi piatto per la crescita del Pil: l’attività economica, secondo il Bollettino pubblicato ieri, crescerà quest’anno dello 0,2% (la precedente previsione formulata a inizio d’anno parlava di un incremento del Pil dello 0,7 per cento).
Quella che tocca in sorte all’Italia, secondo la descrizione che ne danno gli economisti di via Nazionale, è una «ripresa moderata, non esente da significative incertezze» in uno scenario con «rischi verso il basso»; l’appuntamento con la ripresa vera e propria è dunque rimandato al 2015, anno in cui il Pil dovrebbe crescere dell’1,3 per cento. Quanto all’inflazione, la dinamica dei prezzi appare destinata a rimanere ancora a lungo ben lontana dal traguardo di medio termine del 2%: la previsione parla di un + 0, 4% medio per quest’anno e di un +0,8% l’anno prossimo.
Nel quadro complessivo tracciato da Bankitalia le luci non mancano: basti pensare agli afflussi dei capitali, che si sono tradotti in ben 75 miliardi di acquisti netti di titoli di Stato nei primi cinque mesi dell’anno contro i 13 dell’intero 2013, segno di una serenità ritrovata sui mercati dei capitali ma anche di una ripresa d’interesse per il brand Italia.
Resta però il fatto che, finora, «in Italia stenta a riavviarsi la crescita» dell’economia reale e che «le informazioni disponibili suggeriscono un sostanziale ristagno dell’attività anche nel secondo trimestre», dopo il -0,1% a gennaio-marzo rispetto agli ultimi tre mesi del 2013. Due trimestri così segnano il destino dell’anno, nonostante il fatto che i segnali favorevoli a un cambio di scenario ci siano: si va dal lieve aumento dei consumi delle famiglie, cresciuti per la prima volta dal 2011, al leggero aumento degli investimenti in macchinari e attrezzature, al miglioramento dei piani d’investimento, al fatto che il calo dell’occupazione si sia interrotto e che la disoccupazione tra aprile e maggio scorso abbia registrato il primo stop da tre anni a questa parte, a quota 12,6 per cento. Però a testimoniare la perdurante debolezza del tono dell’economia c’è l’inflazione, che anche in Italia continua a scendere ed è prossima allo zero (+0,2 in giugno). Inoltre, «rimangono considerevoli elementi di fragilità nelle prospettive di ripresa, anche a causa dell’incertezza sull’evoluzione delle tensioni geopolitiche in corso e sulla loro trasmissione agli scambi mondiali». Non basta: anche i segnali di miglioramento delle condizioni del credito sono ancora «marginali e incerti» mentre i prestiti al settore privato continuano a ridursi (-2% tra marzo e maggio scorsi) e quelli alle imprese in particolare segnano ancora una flessione intensa (-3,1%). Quanto al costo del credito per le aziende, è in calo, ma resta superiore a quello dell’area dell’euro di circa 70 punti base.
Invece, a sospingere verso il recupero l’attività economica – nell’analisi di via Nazionale – ci sono innanzitutto le scelte della politica monetaria europea che dovrebbero comportare per l’economia italiana un impatto pari a mezzo punto di Pil all’anno tanto nel 2015 che nel 2016. Poi vi è il bonus fiscale da 80 euro che avrà un effetto positivo sui consumi, con un aumento di 0,2 punti percentuali nel 2014-15: la stima tiene naturalmente conto anche dell’effetto restrittivo degli interventi di copertura, già inclusi nello stesso provvedimento. «Le misure di riduzione della pressione fiscale sul lavoro – aggiunge Bankitalia – potrebbero avere un effetto più accentuato se saranno mantenute negli anni a venire, come già annunciato dal governo, e percepite come parte di un orientamento duraturo di politica economica».
Quanto ai conti pubblici, il Bollettino si limita ad affermare che l’indebitamento netto delle Pubbliche amministrazioni si ridurrebbe nel 2015, l’avanzo primario rimarrebbe superiore al 2% quest’anno e nel prossimo, mentre il rapporto tra stock del debito e Pil tornerebbe a scendere dal 2015. Positiva anche la dinamica della bilancia dei pagamenti, con un avanzo delle partite correnti che punta verso il 2 per cento.
Ma, a scanso di equivoci, Bankitalia conclude precisando: «Il quadro prospettico delineato presuppone la coerente attuazione delle misure nazionali di politica economica volte a sostenere la crescita e supportare la fiducia di famiglie e imprese».
Il Sole 24 Ore – 19 luglio 2014