“Perdere l’unico sito di riproduzione di specie ittiche in Veneto può voler dire mettere a rischio il reperimento di novellame nei prossimi anni “ Così interviene la consigliera pentastellata Patrizia Bartelle considerando che la IV Commissione del Consiglio Regionale del Veneto, è chiamata ad esprimere la propria valutazione sul centro sperimentale di ricerca ittica di Pellestrina e in previsione di ciò lunedì 25 luglio nella sede di Aspo-porto di Chioggia ha organizzato un incontro con i clienti del centro e le federazioni di categoria, per valutare la conduzione e la qualità del lavoro svolto fino ad oggi nonché l’impatto sul territorio che è stato riscontrato.
“L’organismo regionale – rileva la consigliera del M5S – è chiamato ad esprimere la propria valutazione sul Centro, motivo per cui si è pensato a un momento di confronto con i clienti della struttura e le federazioni di categoria per valutare la conduzione e la qualità del lavoro svolto fino ad oggi nonché l’impatto sul territorio che è stato riscontrato”. “Il problema di approvvigionamento di novellame è divenuto rilevante per gli allevatori soprattutto per la vongola verace. Negli ultimi anni infatti il reclutamento naturale di semina, punto di forza della venericoltura italiana, si sta via via riducendo con gravi difficoltà produttive. Il centro di Pellestrina è attualmente uno dei pochissimi schiuditoi per molluschi in Italia realmente funzionante. Indipendentemente dal fatto che possa, anche a pieno regime, produrre quantitativi non elevati se rapportati al grande fabbisogno di novellame degli allevatori della Regione Veneto, è una struttura che ha dato prova di saper lavorare bene e di possedere idonee competenze. L’impianto inoltre potrebbe svolgere un’importante funzione nella diversificazione produttiva riuscendo a fornire novellame di ottima qualità sia per la specie ostrica concava che per la specie vongola verace nostrana”. “Perdere l’unico centro di riproduzione di specie ittiche Veneto e probabilmente anche Italiano, può voler dire mettere a rischio il reperimento di novellame nei prossimi anni. Va valutato il fatto che immettere in Adriatico specie di molluschi riprodotti nel nostro mare o nella nostra laguna vuol anche dire non rischiare di portarsi a casa malattie estranee, per ora, al nostro mare, rischio sempre in agguato in quanto si importa da bacini controllati da altri soggetti”. “Pur lodando l’impegno ed i risultati dello staff tecnico di Pellestrina, riteniamo che, come avviene in tutti gli schiuditoi commerciali, probabilmente sarebbe stata più opportuna una più accurata ‘selezione in fase larvale’ scartando quei lotti che non raggiungono nei tempi previsti gli standard minimi di metamorfosi/crescita”. Con un raccolto di 50.000 tonnellate/anno l’Italia è il primo produttore europeo e il secondo a livello mondiale di vongole veraci. Tutta la produzione italiana è concentrata nelle lagune salmastre dell’Alto Adriatico ed è sostenuta quasi esclusivamente dall’allevamento della verace filippina, Tapes philippinarum, introdotta volontariamente nel 1983. Si stima che in Italia la venericoltura conti almeno 4000–5000 addetti e che il volume d’affari alla produzione sia di €200 milioni. Dal punto di vista commerciale oltre il 70 percento della produzione è assorbita dal mercato interno; mentre la parte rimanente viene esportata verso altri paesi europei, soprattutto in Spagna.
22 luglio 2016