Auto blu ridotte della metà. Cento in meno nei ministeri, ora a quota 59. E a Palazzo Chigi, rimasto con 14 da 127. Quasi 8 mila tagliate nelle Asl e aziende ospedaliere, oltre 1.500 nelle Regioni e 4 mila e 600 nei Comuni. Per un totale di 20.665 vetture sacrificate. Eppure non basta ancora. Ecco perché dopo il primo monitoraggio relativo al 2015, con i dati appena elaborati dal ministero della Funzione pubblica (aggiornati al primo marzo), è il momento delle sanzioni.
Il dirigente che non comunicherà il numero di auto del suo ente pagherà all’Anac una multa da 500 fino a 10 mila euro. Lo prevede il disegno di legge del Movimento Cinque Stelle, emendato dal Pd e approvato ieri a larga maggioranza in prima lettura alla Camera (solo Forza Italia contraria). E non è la sola stretta agli abusi.
Chi usa la vettura per il tragitto tra casa e lavoro durante l’orario di ufficio, ad esempio, rischia addirittura il carcere per peculato d’uso, dunque da sei mesi a tre anni. Inclusi pure i dirigenti di Bankitalia, Ivass, Consob, di società partecipate dirette e aziende speciali. Il divieto esiste già oggi, ma inserito in un dpcm, un decreto del presidente del Consiglio, dunque una norma secondaria (benché la giurisprudenza sia concorde nel considerare peculato l’uso dell’auto pubblica). Con l’approvazione al Senato del nuovo ddl sarà legge, norma primaria. Il testo votato ieri prevede anche l’estensione per un altro anno, a tutto il 2017, del divieto per la pubblica amministrazione di acquistare o noleggiare vetture.
I numeri, dunque. Nel 2015 hanno risposto al monitoraggio predisposto dal ministro Marianna Madia quasi la totalità delle amministrazioni centrali, delle Regioni e Province, ma la metà delle Asl e solo il 34% dei Comuni. Un problema. Che il governo pensa di risolvere con le sanzioni. E la moral suasion. Benché molti dei Comuni inadempienti – si nota – sono piccoli e piccolissimi e forse neppure dotati di auto blu. Esiste dunque una questione di censimento, ad oggi ancora zoppicante. E un’altra di tagli. I 2 mila Comuni che hanno mandato al ministero i numeri delle auto blu sia nel 2014 che nel 2015, ad esempio, le hanno ridotte solo di un terzo (il 31%). Le Regioni, come le Province, del 55%. L’impegno preso a Natale dagli enti locali con il governo è di scendere di un altro 25% quest’anno. Pena un dimezzamento secco della spesa per trasporti, compresi i buoni taxi.
Tra i ministeri, arrancano i Trasporti e la Giustizia, rimasti con 115 e 661 auto. Anche il ministero dei Beni culturali ne ha 46, l’Economia 13, l’-I-struzione 9. Nonostante sforzi anche notevoli, tutti sopra il limite di legge di 5. Numeri giudicati ancora alti anche al Csm (16) e all’Agenzia delle Entrate (23). L’obiettivo di riduzione di almeno il 70% della spesa su quella del 2011 – imposto dal decreto 66 del 2014 – fatica. Anche perché per ora nessuno ha tradotto i tagli fatti in risparmi.
Repubblica – 16 marzo 2016