Battaglia alla Conferenza Stato-Regioni. Su sanità e trasporti, Veneto contro. La Lega: «Subito i costi standard»
Il Veneto esce ferito e furioso dalla Conferenza Stato-Regioni, dove si è ritrovato pressoché isolato nella battaglia per imporre costi standard (cioè uguali per tutte le regioni italiane a parità di servizi erogati) nella spesa sanitaria, così da arginare sprechi e inefficienze simboleggiati dal fatidico prezzo di un pasto ospedaliero: 8 euro nel sistema veneto, fino a 60 nel Mezzogiorno. «C’è una bieca manovra mirata a perpetuare malgoverno e sperperi a danno di chi amministra correttamente», ha denunciato il governatore Luca Zaia. E il gruppo regionale leghista ha presentato in aula una risoluzione che chiede di tarare i costi della spesa sanitaria sul modello veneto
«In dieci anni – scrivono i consiglieri – sei Regioni (di cui 5 del Nord) hanno inviato a Campania, Puglia, Molise, Abruzzo, Basilicata, Umbria, Liguria e Marche ben 74 miliardi di euro, frutto della compartecipazione Iva che confluisce in un fondo perequativo che finanzia la sanità. Il flusso in “discesa” dal Veneto è di ben 9,3 miliardi, soldi nostri che potrebbero incentivare i servizi per i nostri cittadini, e non gli sprechi altrui», sostengono Federico Caner, Paolo Tosato, Arianna Lazzarini e Cristiano Corazzari, auspicando un consenso trasversale alla proposta. «Pienamente concordi sull’applicazione dei costi standard, ma cominciamo dal Veneto, dove le schede di programmazione evidenziano ancora una forte sperequazione tra i territori», replica Bruno Pigozzo (Pd); mentre Stefano Valdegamberi (Futuro Popolare), ricordando che il tavolo sanità della Conferenza Stato-Regioni è coordinato dall’assessore Luca Coletto, punzecchia l’esecutivo: «Ma i veneti c’erano o dormivano?».
Non è tutto. Un altra miccia accesa investe il trasporto pubblico locale: «Una volta bastava la parola tra gentiluomini, oggi non bastano nemmeno i verbali e le dichiarazioni sottoscritte da chi detiene cariche istituzionali», commenta indignato Roberto Ciambetti, l’assessore leghista al bilancio reduce dalla tempestosa seduta dedicata al riparto dei fondi trimestrali del Tpl, deciso con i soli voti contrari di Veneto e Lombardia. Perché tanta irritazione? «A febbraio, in sede di Conferenza, si stabilì che nella distribuzione delle risorse per il Tpl sarebbe stato accantonato l’ingiusto e inaccettabile criterio della spesa storica per applicare finalmente princìpi di efficienza e virtuosità, al fine di premiare l’impegno delle amministrazioni che organizzano al meglio i servizi ed evitano sprechi. A distanza di qualche mese questa scelta è stata totalmente disattesa, calpestando non solo l’equità e il buonsenso, ma anche irridendo chi, come il Veneto, accettò per senso di responsabilità il percorso allora proposto».
«È il trionfo del malcostume italiano che continua a premiare il furbo anziché l’onesto», rincara Ciambetti, che conclude lo sfogo con una citazione: «diceva Cechov che l’onore non si può togliere, si può solo perdere e oggi ne abbiamo avuto la riprova».
Il Mattino di Padova – 3 agosto 2013