Maurizio Tropeano. «Alé, prima di iniziare le semine questa è l’occasione buona per far sentire l’urlo degli allevatori in crisi». L’appello degli autoconvocati sta girando via WhatsApp. Oggi alle 14 a Carmagnola (Torino) parteciperanno anche loro alla «marcia delle vacche”, protesta nazionale voluta dalla Cia-Confederazione Agricoltori, «per richiamare l’attenzione su un comparto in agonia, destinato al fallimento – a rischio nei prossimi 6 mesi ci sono circa 10 mila stalle – senza una reale politica di sostegno».«Sarà un corteo pacifico», promettono gli organizzatori confortati dalla presenza, tra vacche e trattori, di una cinquantina di sindaci con le fasce tricolori, di assessori e consiglieri regionali e anche del viceministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero.
Ma la pazienza degli allevatori si sta esaurendo. In Piemonte c’è una differenza di 5 centesimi tra i costi di produzione (intorno ai 40/41 centesimi) e il prezzo pagato alla stalla per un litro di latte dall’industria: 35 centesimi. In Lombardia va leggermente meglio ma «in tutta Italia il prezzo del latte alla stalla non copre minimamente i costi di produzione, e sul fronte delle carni la situazione non è migliore», denuncia Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia.
La scelta di organizzare una manifestazione nazionale a Carmagnola non è casuale. Qui c’è uno dei più grandi mercati del bestiame del Nord Italia e lo scorso ottobre, a pochi chilometri dalla cittadina è iniziata la protesta degli autoconvocati che ha portato all’accordo-ponte che ha fissato il prezzo del latte alla stalla a 36 cent fino a febbraio. L’intesa è scaduta e in questi giorni sono ripartite le tensioni sul prezzo. Il latte spot (quello importato dall’estero e venduto a stock) è venduto tra i 28/29 centesimi al litro e «l’industria – spiega Lodovico Actis Perinetti, presidente piemontese Cia – sta spingendo per livellare verso il basso i prezzi». Poi c’è la «Lactalis (multinazionale francese che controlla molti marchi del made in Italy, ndr) che ha preannunciato la volontà di ridiscutere o rescindere i contratti».
La soglia
Un segnale negativo, visto che sta iniziando il periodo in cui si rinnovano i contratti tra industria e allevatori. Secondo gli autoconvocati non si può scendere sotto la soglia di 38 centesimi a litro più i premi per la qualità, altrimenti sarà una Caporetto «perchè ci sono allevatori ormai sfiniti che stanno chiedendo un piano d’abbattimento per mettere fine all’agonia».
Qualcosa, però, si sta muovendo. La regione Piemonte ha messo a punto un marchio il «Piemunto», che identifica i prodotti contenenti il latte subalpino e con un bando pubblico chiederà alla grande distribuzione di riservare spazi per la promozione e commercializzazione. Per il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, non si tratta di una «crisi irreversibile ma di un cambio di paradigma». Ecco perché «dico di resistere, anche se so che è impegnativo e che è quanto i produttori fanno da tempo, ma lavorando come in questo anno e mezzo ce la faremo».
La Stampa – 7 marzo 2016