Scontro in giunta sull’assestamento del bilancio 2013. I conti non tornano, perché le minori entrate (zero introiti dagli immobili messi in vendita, calo di gettito dal bollo automobilistico) ammontano a 90 milioni e il mix di risparmi e tagli si ferma a 70. A fronte di una manovra da 12,5 miliardi, una ventina di milioni parrebbero spiccioli.
Ma dove scovarli in tempi di vacche scheletriche? Bersagliato da ogni parte, l’assessore Roberto Ciambetti (artefice, peraltro, di un’opera di risanamento che ha abbattuto di mezzo miliardo il debito ereditato dalla stagione galaniana) corre ai ripari, raschiando tra fondi di riserva e residui di spesa: «Alla fine mancano soltanto cinque milioni, saranno tagliati al fondo di formazione professionale», fa sapere. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli, incluso un trasferimento di risorse dalla sanità all’assistenza (si parla di 18 milioni) che ha tranquillizzato l’assessore al sociale Remo Sernagiotto e fatto sobbalzare il collega Luca Coletto: «La sanità non è un pozzo senza fondo», fa sapere quest’ultimo «abbiamo precisi vincoli di spesa e non possiamo dirottare fondi in altri capitoli. Ricordo a tutti che il Veneto, a differenza di altre regioni, non ha imposto l’addizionale Irpef ai cittadini e ciononostante garantisce a tutti i servizi facoltativi. Di più non è possibile fare».
Parole cui sono seguiti i fatti, perché il segretario generale Domenio Mantoan, ha agito d’anticipo e con astuzia luciferina ha firmato un decreto che impegna altrove la somma in questione, sottratta così all’indispettito Ciambetti. Quest’ultimo, in serata, ha incassato il via libera della commissione bilancio (che ha votato a maggioranza il documento finanziario senza alcuna modifica) seguito però dall’attacco del segretario del Pd veneto: «Zaia e la sua giunta non mancano occasione di autocelebrarsi ma all’appuntamento con il bilancio, da anni, arrivano con i conti che fanno acqua da tutte le parti nonché ritardi su tempi e metodi», punge la senatrice Rosanna Filippin, convinta che occorra «avviare un serio processo di risanamento della finanza pubblica anche in Veneto che serva come vero sviluppo dell’economia, turismo, cultura». Stizzita la replica del leghista: «Oltre ai titoli e alle parole scritte in grande, Filippin dovrebbe leggere anche quanto è scritto nel corpo degli articoli. Questo bilancio chiede l’autorizzazione per fare investimenti e sostenere l’economia, forse la senatrice pensa di saperne più della Corte dei Conti e dimentica un aspetto tutt’altro che marginale: i Governi che hanno massacrato l’economia reale, portando le tasse a livelli inqualificabili e il debito pubblico a tetti incredibili, hanno i voti e i nomi del Pd».
Il Mattino di Padova – 13 dicembre 2013